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Treglio: il Comune continua a chiedere la delocalizzazione del sansificio

Incontro tra l'Amministrazione comunale e i vertici delle centrali a biomasse

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TREGLIO – Un incontro tra l’Amministrazione comunale di Treglio, i tecnici e i dirigenti del sansificio e della centrale a biomasse di proprietà della famiglia Vecere per esaminare la situazione in merito agli impianti.   

Dopo l’invio della lettera al Presidente della Regione Abruzzo, all'Arta e alla Asl Chieti Lanciano Vasto, il Comune di Treglio continua a chiedere che venga avviato il procedimento di delocalizzazione dello stabilimento Sansificio Vecere srl. 

Istanza che al momento pare necessaria – dice il sindaco di Treglio, Massimiliano Berghella – per questioni igienico -sanitarie. Un atto volto alla tutela della salute dei cittadini e alla salvaguardia ambientale”.

“Le autorizzazioni concesse a suo tempo alla società per la messa in esercizio dell'impianto – continua il primo cittadino – scadono nel corso dell'anno”. La famiglia Vecere, titolare dell'attività, ha chiesto il rinnovo dei permessi e la questione, una volta di competenza degli uffici provinciali, ora, da prassi, approderà in Regione in una Conferenza dei servizi per l'Autorizzazione unica ambientale (Aua) e/o l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia).

“Per ciò – evidenzia Berghella – vogliamo capire, verificare e controllare. Fermo restando che il rilascio dell'Aia prevede, da parte del gestore dell’impianto, che siano state individuate e adottate le migliori tecnologie disponibili o Best available techniques (Bat), ovvero le tecniche impiantistiche, di controllo e di gestione che - tra quelle tecnicamente realizzabili ed economicamente sostenibili per ogni specifico contesto - garantiscano bassi livelli di emissione di inquinanti, l'ottimizzazione dei consumi di materie prime, prodotti, acqua ed energia e un’adeguata prevenzione degli incidenti. Vogliamo capire se questi parametri vengano rispettati nel sansificio”.

“I dubbi – a seguito anche dell'inchiesta della Procura di Lanciano – sono inoltre sui cattivi odori, sulla qualità delle emissioni in atmosfera, sull'impatto acustico, sulle metodologie di stoccaggio. Ricordiamo – conclude Berghella – che i due impianti produttivi sono stati posti sotto sequestro. Il sansificio, in particolare, è stato a lungo bloccato per problemi a due caldaie (Buzzi 1 e Buzzi 2) che, è stato riscontrato dai consulenti della magistratura, hanno superato i limiti imposti dalla Provincia riguardo alle emissioni di monossido di carbonio (CO), ossia 1500 mg per metro cubo d'aria. Si tratta di essiccatori datati, del '74 e del '96 e per questo risultati non adeguati. Altro discorso per il Buzzi 3, del 2006, sottoposto a migliorie tecnologiche ma che, nelle verifiche imposte dalla Procura nel dicembre scorso ed eseguite dall'Arta, è risultato sforare i limiti dei COV (Composti organici volatili), cioè degli inquinanti atmosferici”.

 

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