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Sequestrati la centrale a biomasse ed il sansificio di Treglio

Contestati reati in materia ambientale, ma non ci sono ancora elementi che accertino danni per la salute dei cittadini

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LANCIANO - Sono stai spenti, chiusi e sequestrati gli impianti di Treglio che tanto hanno fatto discutere. Dopo un’indagine di più di un anno del comparto navale della Guardia di Finanza regionale, la Procura della Repubblica di Lanciano ha apposto i sigilli alla centrale biomasse ed al sansificio di Treglio per violazioni di carattere ambientale.

“Ci siamo avvalsi della consulenza di Mauro Sanna, Roberto Monguzzi e Nazareno Santilli - ha dichiarato il procuratore Francesco Menditto - tre validi chimici che si sono occupati anche delle indagini sull’Ilva di Taranto”.
E dalle indagini sono venute fuori violazioni delle norme in materia ambientale del decreto legislativo 152/2006 e per questo è stata avanzata la richiesta di sequestro, convalidata dal gip Francesco Marino.

All’impianto per l’energia elettrica, la centrale a biomasse, è  stato contestato il valore limite di emissioni. In sostanza la quantità delle ceneri bruciate sarebbe maggiore rispetto a quanto previsto dalle norme. In più, presumibilmente, sarebbero stati bruciati anche materiali non consentiti, “ma questo - come ha voluto sottolineare lo stesso procuratore - per il momento è solo una presunzione”. Riscontrate violazioni anche sullo smaltimento delle ceneri che, pur essendo non riutilizzabili, venivano smaltite in discariche per materiale riciclabile. Le discariche a cui erano destinati gli scarti da smaltire erano le pugliesi di Corato e Cerignola, prima di tornare ad operare in Abruzzo.

Stesso reato sullo smaltimento anche per il sansificio. A cui si va ad aggiungere la grave accusa di aver superato il limite consentito dalla legge delle emissioni di monossido di carbonio di circa il triplo.
“Siamo molto felici di aver portato a termine quest’indagine - ha affermato il maggiore della Guardia di Finanza Basile Palma - ed un ringraziamento particolare va ai nostri uomini che hanno lavorato instancabilmente per tutto questo tempo”.

“Ci teniamo a precisare che non abbiamo elementi che accertino eventuali danni alla salute delle persone, per cui non vogliamo creare un inutile allarmismo”, ha voluto infine precisare il procuratore Menditto. 

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