Come annunciato già da alcune dichiarazioni dei giorni precedenti, il Prefetto Antonio Corona ha deciso di rigettare l’ordinanza avanzata da più di 40 sindaci del chietino nel corso della riunione tenutasi ieri con i sindaci, il presidente della Provincia di Chieti Mario Pupillo e l’Assessore Regionale Dino Pepe.
Qualche giorno fa, proprio in occasione di questa riunione si era espressa anche la Stazione Ornitologica Abruzzese che aveva sollevato problemi di legittimità del provvedimento che, secondo l’associazione, inoltre avrebbe messo a rischio la pubblica incolumità .
Le perplessità sono emerse da alcune associazioni di tutela dell’ambiente e delle specie animali, ma dall’altra parte a sostenere con fermezza un’azione così radicale sono proprio i sindaci che ogni giorno raccolgono segnalazioni e lamentele da parte dei cittadini e degli agricoltori. Molti sono preoccupati per la sicurezza sulle strade ma anche perché molto più spesso i cittadini si sono imbattuti nei branchi di animali troppo vicini alle abitazioni.
L’ordinanza emessa già in alcuni comuni è stata così bocciata perché secondo il Prefetto non sembrerebbero esserci le condizioni per attuare un provvedimento così urgente, notizia che ha lasciato amareggiato i molti sindaci presenti, intervenuti spesso sulla questione rimarcando invece l’esistenza di un vero problema. Il prefetto si è soffermato su motivi di natura giuridica che ostacolano la legittima adozione del provvedimento "La 'strada maestra' è e rimane la via ordinaria", ha spiegato il Prefetto, "occorre un percorso che conduca a una soluzione duratura e condivisa che tenga conto di tutti gli interessi in campo, per primo la sicurezza delle persone. Ognuno deve fare la propria parte".
Per ora si è aperta la possibilità di un tavolo di concertazione e la possibilità per i sindaci di partecipare ai lavori della commissione che si occuperà della definizione del nuovo regolamento sul selecotrollo, restando convinti di dover allargare questi provvedimenti anche nelle aree di tutela delle specie faunistiche.
Dalla Regione invece, l’assessore Dino Pepe ha annunciato di voler rivedere il calendario venatorio, tenendo conto proprio dell’emergenza cinghiali e anticipando il piano che entrerà in vigore dal 1 ottobre: "Prima di tutto lavoreremo all'eradicazione della specie nelle aree "non vocate", cioè i territori antropizzati, collinari e pianeggianti dove l’utilizzo agricolo è intensivo e dove si snodano le più rilevanti vie di comunicazione stradali abruzzesi ed anche in alcune zone di ripopolamento e cattura. Invece, nelle zone montane e pedemontane boscose, con gli stessi strumenti la specie verrà ridotta ad una densità agroforestale più adeguata".
"E' noto - spiega ancora l'Assessore Pepe - che i serbatoi naturali della riproduzione della specie sono parchi e riserve della nostra regione .Organizzeremo quindi una serie di incontri con le Prefetture, gli Enti Parco ed i rappresentanti del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Provinciale per proporre l'avvio delle operazioni di controllo e contenimento all'interno delle aree protette".