Partecipa a Lanciano News

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Il Centro Alcologico Territoriale di Lanciano: un percorso per riprendere in mano la propria vita

Attraverso la terapia relazionale e familiare, il ritorno alla sobrietà.

Condividi su:

LANCIANO - Ad aprile compirà 18 anni il C.A.T., Club Alcologico Territoriale di Lanciano che dal 1997 ha aiutato decine di persone nel lungo cammino verso la sobrietà ed il recupero graduale della propria vita.


Il Club, a Lanciano fondato ed avviato 18 anni fa dal dottor Fernando Fantini, si basa sul metodo Hudolin che, dagli anni ’50, introdusse i principi della terapia familiare sistemica e le metodologie della comunità terapeutica fino ad istituire gruppi per gli alcolisti e le loro famiglie, basati su ascolto e condivisione di esperienze e problematiche. In Abruzzo, i Club Alcologici sono poco meno di dieci ed a Lanciano, arrivano anche famiglie dai paesi vicini.


Ed in via Ortona 3, nei pressi della Caritas a Olmo di Riccio, sede del Club Alcologico, è proprio questo che si fa, si accolgono coloro che hanno una dipendenza e le loro famiglie e, insieme, ci si racconta, ci si ascolta e si condividono dubbi, problemi, esperienze e speranze per riprendere in mano, a poco a poco, la propria vita.

“La nostra è una associazione di auto mutuo aiuto - ci ha raccontato la servitrice-insegnante Flaviana Gattone - in cui attraverso la condivisione, si cerca di aiutare chi ha un problema”. Il metodo non è medico, ma relazionale. E sono due i club che si incontrano una volta a settimana per raccontarsi.


Nel club del martedì, curato dalla servitrice-insegnante Giovanna Sciorilli, le famiglie che partecipano e vogliono raggiungere la sobrietà sono ben 9, e quindi si arriva spesso anche ad essere una trentina di persone.
 “Il club che curo io - ci ha raccontato ancora la Gattone - si riunisce il giovedì sera, è nato da appena due anni e ad incontrarsi sono 4 famiglie”.
Sono ben accetti anche i bambini che, insieme ai genitori, sono parte integrante del recupero, non solo fisico, ma anche familiare. Perché quando si ha un problema di dipendenza, a risentirne è tutta la famiglia, ed è giusto che sia tutta la famiglia a convergere verso la risoluzione del problema.


“Ciò che ci preme fare è aiutarli a cambiare stile di vita e il percorso funziona - ha affermato con certezza Flaviana Gattone - si raggiunge la sobrietà dopo pochi mesi e ogni giorno in più equivale ad un applauso”. Gli incontri, in cui ci si siede in cerchio per potersi guardare meglio negli occhi, non durano più di un’ora e mezza e servono soprattutto a far riflettere, a far capire ai partecipanti che non sono soli e che il percorso verso la sobrietà, nuovi comportamenti ed abitudini, anche se in salita, non è impossibile e che riprendere in mano la propria vita è la ricompensa più bella.

Condividi su:

Seguici su Facebook