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Scanno: inseguendo il viaggiatore

Una giornata tra tradizione e bellezza

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Avevo in mente prima di partire alcune parole del celebre artista/viaggiatore Edward Lear che così scriveva di Scanno:

[…] Il paese di Scanno non si vedeva ancora. Per intravederlo ad una considerevole altezza, tagliato fuori dalle montagne circostanti tranne dove nude rocce lo stringono, dovevo superare un largo piano paludoso, attraverso cui scorre il fiume Sagittario, e una distesa di pietre bianche; è un paese pulito con due o tre Campanili e le case principali sono nelle posizioni più alte".

Avevo nella mente quest'immagine, quando sono salito in macchina alla volta di questo antichissimo borgo, divenuto nel tempo meta di artisti e fotografi di ogni parte del mondo. Immaginavo, mentre guidavo, le fatiche che Lear ha affrontato percorrendo questi stessi luoghi a cavallo, a dorso di mulo o in carrozza.
Ma in questo era (ed è) anche la bellezza del "viaggiare lento", che oggi diventa necessità per spezzare il ritmo frenetico del quotidiano.

Trovo subito parcheggio e, con lo zaino in spalla e il seggiolino pieghevole sottobraccio mi incammino lungo le stradine lastricate in pietra, come di pietra sono gli edifici che mi circondano. Balconi fioriti e piccole finestre incorniciate da grossi blocchi decorano le pareti di antichi palazzi nei quali fanno bella mostra di sé portoni barocchi dove la pietra, sotto le mani esperte di abili scalpellini, diveniva materiale malleabile come creta.

"[…] Il costume delle donne di Scanno è assai particolare; fa pensare ad un'origine orientale, specie quando (come di solito avviene per le donne anziane) un fazzoletto bianco viene annodato sulla parte inferiore del viso, lasciando scoperti solo occhi e naso."

All'epoca Lear le ha incontrate davvero, che camminavano lungo le vie affaccendate nelle cose quotidiane, ma oggi il costume tradizionale lo indossano solo nelle ricorrenze e durante le cerimonie importanti (ad esempio lu Catenacce, ovvero lo sposalizio tradizionale di Scanno) ed è uno dei segni distintivi di questa comunità. E la donna scannasse in costume tradizionale mi ricorda un'altro segno distintivo - non solo di Scanno anche se che qui ha trovato uno sviluppo notevole - è quello della "Presentosa" gioiello di origini ottocentesche che veniva regalato (e viene tutt'ora) e mostrato con ostentazione. Ha diversi significati a seconda di come vengono inseriti i cuori all'interno dello stesso.

Ma, come sempre mi accade, l'appetito vien disegnando, e rimessomi in cammino guadagno l'ingresso di un piccolo ristorante: mi incuriosiscono sempre quei luoghi intimi dove mangiare diventa un piacere per la gola, gli occhi e l'anima. E non avevo torto.

Allungo un po' la pausa ridefinendo i disegni e iniziando a dare il colore all'acquerello: la carta, che precedentemente avevo riempito con un fondo color caffè (ho usato del vero caffè!) si comporta bene e sono fiducioso del risultato finale.

"[…] Scanno è una località freddissima e durante l'inverno è coperta di neve per molti mesi; la sua aria è pura e salubre."

Di certo Lear ha visto Scanno sotto la neve o perlomeno ha sentito il freddo pungente dei quasi 1100 m. s. l. m., ma oggi qui per fortuna non c'è neve e nemmeno il freddo dell'inverno, ma di sicuro l'aria è salubre e pura. Continuo a camminare infilandomi dentro alle stradine e vicoli più stretti cercando con gli occhi dell'affamato questo o quel particolare da ritrarre o fotografare: una "caccia visiva".
Attira la mia attenzione un'insegna circolare di una biscotteria artigianale. Anche questa dall'esterno mi invitava ad entrare, con quel suo aspetto misterioso, da luogo esclusivo e appartato, in basso rispetto al piano stradale. Senza esitare entro e un'ondata di profumi mi avvolge quasi facendomi restare in apnea: gli occhi erano due palline da flipper che passavano da una parte all'altra del piccolo bancone per esplorare le tante bontà esposte! Ne esco con una congrua dose di mostaccioli al cioccolato. Divini!

"All'estremità superiore del lago, che può essere lungo un miglio e mezzo, una fila di belle querce, che toccavano l'acqua con i rami, faceva ombra sul terreno roccioso che conduceva ad una cappella solitaria, l'unica costruzione in vista, oltre ad un eremo lontano sulla montagna."

La giornata sta per finire e mi resta da disegnare un po' nei pressi del lago, altra bellezza di questa natura che accoglie e protegge, possente nella sua grandezza ma così fragile dinnanzi agli scempi che noi uomini ci ostiniamo a perpetrare. Lungo gli argini non è difficile incontrare esemplari di Germani e anatre comuni; la chiesa della Madonna del Lago sembra sospesa sull'indaco dell'acqua con i suoi piccoli e brevi riflessi mi fa concludere una bella giornata di disegno, di natura incontaminata e cibo delizioso.

"Come possono vivere, giorno dopo giorno, di tinche e
barbo, barbo e tinche?"

Beh, almeno in quanto a cibo sono stato più fortunato di Lear.
Ed è un buon motivo per tornarci.

(Citazioni tratte dal volume: Edward Lear "Viaggio attraverso l'Abruzzo pittoresco - 26 luglio 1843 / 14 ottobre 1844". Adelmo Polla Editore Ed. 2001)

 

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