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Musica, in mostra i rarissimi pifferi in pietra della Maiella

Gli strumenti creati dallo scultore di Castelfrentano Antonio Di Campli

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In occasione della manifestazione organizzata ad Ortona il 30 novembre sulla tradizionale novena zampognara dedicata all'Immacolata, è stata inaugurata una mostra d'arte sull'iconografia della zampogna. Tra le opere esposte ci sono due pifferi in pietra della Maiella, foggiati dallo scultore Antonio Di Campli, di Castelfrentano, su progetto del prof. Aldo D'Anastasio.

In prima assoluta uno dei due pifferi, in pietra scura, è stato suonato da Mario Canci, musicista di Chieti. La cittadinanza, intervenuta numerosa, ha ascoltato in religioso silenzio la voce del nuovo arnese musicale. Solitamente, gli strumenti musicali sono realizzati in legno, in pelle, in osso, in avorio, in argilla in ottone,in bronzo, in conchiglia e in canna. Rarissimi quelli foggiati in pietra (litofoni). Un altro esemplare di flauto policalamo peruviano si conserva nel country museum di Merseyside (contea metropolitana inglese).

Il "piffero" della nostra regione, definito dall'organologo Giampiero Tintori (il pastorale oboe degli Abruzzi) ha radici antiche. Infatti, il re di Napoli, nel 1789, inviò, in Abruzzo e Molise, per la realizzazione di un reportage artistico, gli artisti Antonio Berotti, Stefano Santucci, Alessandro D'Anna, Saverio Della Gatta e Michela De Vito. Tra le popolazioni dei tre Abruzzi furono ripresi, dai citati pittori-reporter, tre suonatori di piffero: a Vallecastellana (Abruzzo ulteriore I), a Mascioni ( Abruzzo ulteriore II) e a Mozzagrogna ( Abruzzo citeriore). L'artista Michela De Vito riprese anche un suonatore di zampogna nell'area del Fucino. Nel 1954, anche lo studioso tedesco Hans Geller, rilevò e documentò in Roma una stragrande presenza di zampognari e pifferai abruzzesi. 

 

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