Inviata alla Provincia, alla Regione Abruzzo e alla Procura di Lanciano, la relazione con cui il Comune di Treglio chiede di “avviare procedimenti di revoca e/o sospensione” delle autorizzazioni in passato rilasciate, alle società Sansifici Vecere Srl e GCT- Gestione Calore Treglio Srl, per lo svolgimento dell’attività. Le società sono, a livello di proprietà, legate tra loro.
“La relazione - spiega il sindaco Massimiliano Berghella - sulla base anche degli atti della magistratura, che nei mesi scorsi ha sequestrato gli impianti, è stata redatta dall’ingegner Tommaso Giambuzzi di Ortona. Sono poche pagine nelle quali però vengono evidenziate violazioni, inadempienze e lacune in queste attività. Ci sono voluti mesi di lavoro - aggiunge il primo cittadino - ma ora, dopo aver visionato tutti gli atti sugli stabilimenti, in possesso della Provincia di Chieti e dell’Arta, e riscontrate manchevolezze, prescrizioni puntualmente disattese e ignorate e carenze strutturali di vario genere, abbiamo chiesto agli enti preposti di intervenire in maniera decisa, con la revoca dei permesso. Ogni nostra azione - puntualizza - vuole essere a tutela dei cittadini, della loro salute e dell’ambiente in cui vivono”.
La relazione tecnica evidenzia filtri mancanti nelle camere di combustione che, nonostante i solleciti, sembra non siano mai stati installati; eccesso nelle emissioni di inquinanti, che è anche una delle ragioni del fermo degli impianti industriali da parte della Procura; irregolare smaltimento e produzione eccessiva delle ceneri; SOV (sostanze organiche volatili) emesse in quantità eccessive. “I Sov - viene spiegato - sono sostanze, anche odorifere, i cui limiti devono essere stabiliti dall’autorizzazione in modo più restrittivo (o al massimo uguale) rispetto a quelli indicati dalla legge in base ad un’istruttoria”. Ma quest’istruttoria non c’è mai stata e la “non esecuzione di tale screening ha consentito l’emissione di Sov in quantità specificamente eccessive, come rilevato da numerose segnalazioni (fetori maleodoranti) del pubblico”.
“Nelle carte relative alle strutture - viene ancora sottolineato - ci sono notizie dell’importazione di sanse disoleate, destinate alla lavorazione, dal Nord Africa, attraverso il porto di Ortona, su cui nessuno ha mai effettuato controlli. Il Codice dell’ambiente e giurisprudenza acquisita prevedono invece che la sansa disoleata, per essere utilizzata, debba essere 'un sottoprodotto dello stesso stabilimento' ”. “Nessuno - si legge ancora nella relazione - si è mai preoccupato di accertare se nell’impianto sono stati o meno trattati rifiuti”. E ancora: “Nei faldoni comunali c’è invece ampia traccia del rifiuto reiterato della ditta di ottemperare alla delocalizzazione chiesta dal Comune di Treglio, che ha determinato la durata massima quinquennale dell’autorizzazione stessa e che ne impedisce, allo stato, il rinnovo”.