LANCIANO - Nell’operazione “chiavette magiche”, in cui sono state arrestate 15 persone tra Abruzzo, Molise e Puglia, e iscritte nel registro degli indagati più di 100 persone, sono rimasti coinvolti anche dipendenti della Fiat di Termoli e della Sevel di Atessa.
Smbra che gli operai pagassero 5 euro ad un’organizzazione che clonata le chiavette, per poi consumare invece 15 euro nei distributori automatici delle aziende. Ai gestori non arrivava neanche un euro, ma i costi per la rifornitura a loro carico aumentavano, per un giro d’affari che, in meno di un anno, era arrivato a più di 300mila euro. Il promotore era un cinquantaduenne del basso Molise, dipendente dello stabilimento Fiat di Termoli che, attraverso un dispositivo collegato ad un pc, aveva trovato il modo di clonare le chiavette, attorniandosi di 15 aiutanti che gli procuravano sempre nuovi clienti.
Dopo un anno di indagini, appostamenti e fotografie, i carabinieri hanno fatto scattare 16 perquisizioni e le manette per 15 persone: sette in carcere a Larino e otto ai domiciliari, nelle abitazioni degli affiliati all'associazione malavitosa, residenti a Lanciano, Guglionesi (Campobasso), Ururi (Campobasso), Santacroce di Magliano (Campobasso) e Apricena (Foggia).