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Caso De Titta: l'ampliamento non s'ha da fare

Dopo il consiglio comunale di ieri, le associazioni continuano la loro battaglia contro il progetto per l'istituto magistrale

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LANCIANO - Si dicono momentaneamente contente ma non ancora soddisfatte le associazioni che si battono per il no all’ampliamento del De Titta e che, questa mattina, a margine dell'ulteriore rinvio deciso nel consiglio comunale di ieri, hanno indetto una conferenza stampa per commentare quanto accaduto.
 “Siamo contenti perché siamo riusciti a far capire quali sono i problemi di questo progetto - ha dichiarato il presidente della Proloco Lanciano Vincenzo Giancristofaro - e non ci fermeremo finché non sarà chiaro a tutti che quel luogo non ha nessuna caratteristica per l’avvio dei lavori”. 
Le associazioni che si sono unite per firmare, tutte insieme, un unico documento di protesta sono la Proloco Lanciano, la Ilaria Rambaldi Onlus, Nuovo Senso Civico, il FAI, Italia Nostra, Cittadini in Azione, Polis Frentana, associazione Gianko, INU Abruzzo e Molise, associazione culturale Sant’Egidio, Tradizionando, ieri oggi e domani. E oggi hanno voluto gridare, ancora una volta, il loro no a questo progetto. “In consiglio comunale, ieri - hanno proseguito i rappresentanti presenti stamattina in conferenza - la sovrintendenza ha ammesso di aver ricevuto una documentazione non completa e quindi ci chiediamo se le autorizzazioni non siano state concesse con troppa superficialità”. La provincia di Chieti si è già mossa facendo fare dei sondaggi sul luogo, senza chiedere l’autorizzazione specifica. Sembra pertanto che i lati oscuri di questa faccenda siano molti e per questo motivo, le associazioni promettono di andare avanti e di inviare un documento alle soprintendenze ed agli enti coinvolti, ovverosia Regione Abruzzo, provincia di Chieti e Comune di Lanciano per avere chiarimenti.

“La tutela dei beni culturali - ci tiene a precisare Domenico Del Bello, in rappresentanza del FAI - non è un hobby, com’è stato detto ieri in consiglio comunale, ma è sancita da una legge italiana dal 1939. Attraverso questa tutela, passa anche l’educazione alla legalità ed al rispetto delle regole”. “Non è stata dimostrata alcuna sensibilità, cultura, rispetto per la città, per la storia e l’archeologia - ha proseguito l’avvocato Maria Grazia Piccinini, per la Ilaria Rambaldi Onlus - vogliamo farlo così turismo in città?”.
La richiesta è unanime: “non costruite in un luogo simbolo della città”. Ed è unanime anche la perplessità su come sia stato possibile approvare un progetto simile in un sito che è sottoposto a vincolo archeologico, su come si possa voler costruire a ridosso delle mura che, un tempo, erano state erette a difesa della città e su come sia possibile non sapere che lì sotto c’è la cinta muraria che collegava il Torrione alle Torri Montanare. Ed il ponte ritrovato in prossimità della rotonda di Santa Chiara ne è la dimostrazione.
 “Ieri in consiglio non abbiamo potuto parlare - ha concluso Giancristofaro - siamo stati derisi, insultati ed accusati di fare tutto questo per politica ed è inaccettabile. Ma non ci fermeremo fino a che non raggiungeremo il nostro obiettivo: salvaguardare uno dei luoghi simbolo della città”.

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