Una giornata tra gli orti per conoscere da vicino la vita dell’ortolano, studiandone i ritmi e imparandone i segreti. È il percorso formativo che hanno affrontato alcune classi della Scuola Media Mazzini, che ieri hanno trascorso una giornata in contrada S. Egidio tra pagliai, orti e serre.
Il progetto, proposto lo scorso anno dall’Associazione culturale S. Egidio, è stato portato avanti dagli insegnanti della Mazzini con l’intento di avvicinare i ragazzi ai temi delle tradizioni e della cultura contadina, “stimolando però anche la loro visione critica parlando di abbandono dei terreni, degrado e contrapposizione tra coltivazione diretta e grande distribuzione” ha spiegato la professoressa Monia Di Leandro. Alla classe 2ª E il compito di fare da “tutor” e di raccontare ai ragazzi delle cinque prime coinvolte la storia della contrada S. Egidio e la vita dei contadini che la abitano.
Entusiasmo non solo da parte dei ragazzi, bensì anche da parte delle anziane signore della contrada, che nel corso dell’anno hanno organizzato lezioni di cucina tradizionale, raccontando storie della loro gioventù e appassionando i ragazzi con proverbi ed espressioni dialettali. Siamo contente – hanno detto le signore di S. Egidio - ma i ragazzi devono fare più pratica, perché la terrà può portare lavoro. Al nord l’hanno capito, ora anche da noi devono cominciare a pensare alla campagna come un’occupazione”.
Soddisfatto del risultato del percorso formativo anche Umberto Nasuti, presidente dell’Associazione S. Egidio. “Inizialmente i ragazzi evitavano di camminare sulla terra – ha raccontato – per la paura di sporcarsi. Oppure scambiavano le ciliegie sugli alberi con le fragole. Il nostro intento è quello di far conoscere le nostre tradizioni e i nostri luoghi, come la Fonte di Civitanova di cui la nostra Associazione si prende cura annualmente.”
L’assessore Marcello D’Ovidio, intervenuto durante la giornata, ha ringraziato l’impegno tutti per l’impegno, sottolineando come siano le persone attive sul territorio a mantenere viva la città, “perché esprimono l’anima dei loro luoghi”.