Qualcuno forse ricorderà i due ciclisti che lo scorso anno hanno raggiunto Capo Nord dopo un itinerario di circa 1100 km nel cuore della natura incontaminata della Lapponia. Uno dei due protagonisti era Ezio Colanzi, 31 anni, laureato in Economia, di Archi. Quest'anno Ezio Colanzi si è lanciato in una nuova avventura, forse più a portata di mano per noi abruzzesi, ma ugualmente affascinante e temeraria: Cicloeremia.
Cicloeremia è il progetto con cui Ezio, circa dieci giorni fa e in sella alla sua mountain bike, è partito alla "(ri)scoperta" dei paesi abbandonati dell’Appennino abruzzese: Monti della Laga, Gran Sasso d'Italia, Parco Naturale Sirente Velino, fino alla Majella.
Qualche giorno prima di partire il ciclista affermava: "Sono molto curioso di pedalare sull'Appennino, anzi nell'Appennino, ovvero dentro l'Italia più introversa, che trova la propria sostanza nel passato".
Ed è proprio il passato ciò di cui Ezio va alla ricerca, un passato dimenticato in cui sopravvivono molti borghi spesso scomparsi dalle mappe ed esclusi dall'attuale geografia: "Eppure esistono" continua Ezio "perduti in un entroterra dimenticato, pieno di muri caduti, di antiche fontane asciutte e invase da matasse di rovi. Sono luoghi abbandonati, è vero, ma soprattutto sono luoghi attraversati, di fatto lì è avvenuto un passaggio di uomini che si sono trattenuti giorni o generazioni e di nuovo sono partiti."
Elemento fondamentale del progetto di Colanzi è stata la creazione di un blog in cui è inserito il "diario di viaggio", mezzo per raccontare in tempo reale di persone, animali, paesi, villaggi, frazioni, vicoli, case. Questo grazie a uno smartphone e ad un pannellino solare per l’energia. Strada facendo egli fa delle riprese con l’idea poi di montarle per realizzarne un breve filmato.
Il ciclista ha finora già fatto visita a paesi disabitati come Faraone Antico, Laturo e Valle Pezzata e arriverà fino a Sperone o Buonanotte.
"Nei paesi abbandonati ricorre un disordine genuino. Dentro le abitazioni cadenti si trovano giornali sparsi, scaffali rovesciati, tavole con un fiasco al centro, per sempre apparecchiate da una sera di quanti anni fa. Non c'è razionalità nell'abbandono, né pianificazione".
L'impresa è iniziata domenica 8 giugno. Mountain bike, tenda, sacco a pelo e poco più per penetrare nelle zone dell’Appennino più profondo dove a dominare incontrastata è la natura con i suoi tanti abitanti, lupi e orsi quelli più temuti. "È pur vero che mi va di togliere attenzione agli uomini e mi piace notare come l'ambiente riassorba la presenza umana con ogni varietà possibile di fiore o colore".
La mountain bike è certamente il mezzo ideale per un itinerario del genere che prevede scomode vie di accesso, ripidi sentieri o strade scavate dalle piogge. "Così si può arrivare ovunque, fin dove non va più nessuno e ogni focolare resta spento e vuoto, e il gioco della natura è quello di riassorbire il passato".
Il viaggio di Ezio durerà due settimane e terminerà il 21 giugno, giorno in cui raggiungerà Gessopalena, la meta finale. Ad attenderlo la mostra "L'Abbandono" del Circolo Fotoamatori Sangro Aventino e un incontro con esperti di borghi abbandonati. Il Borgo Medievale di Gessopalena, con il suo silenzio e le sue pietre logorate sotto lo sguardo imperioso della Majella madre, saprà regalare il giusto epilogo ad un percorso mitico e sacrale.