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Villalago e i laghi scomparsi

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Da queste parti l'aria è sottile.
Intorno le montagne si riflettono su uno specchio d'acqua: un lago che pare sia l'unico rimasto di altri otto che anticamnete era possibile osservare. Oggi si chiama San Domenico, così come la piccola chiesa/eremo che sulle sue rive si trova. Dicevo delle montagne.
Nella pittura cinese tradizionale di paesaggio la relazione/contrapposizione tra montagna e acqua rappresenta uno dei suoi fondamenti; opposti per loro natura la seconda è capace di mutare di forma e stato mentre la prima rappresenza l'immutabilità: l'acqua del fiume Aventino attraversa le montagne e queste si lasciano percorrere, così la loro immutata e atavica bellezza si riflette sulla limpidezza di uno degli ultimi fiumi incontaminati d'Abruzzo.

Così per il piccolo borgo. I tempo è invecchiato con la montagna ad un ritmo lento e centenario, con le sue pietre tirate via dal monte ci restituisce l'immagine di un luogo dove il passato risuona di una vita non facile ma semplice e dove per noi non è semplice viverci se non riusciamo a rinunciare alla "contemporaneità" delle nostre vite.
Mentre riprendo la via del ritorno mi volto a guardarlo questo paesino: case allineate sui dirupi che sembra stiano per scivolare giù a valle stanno lì, una sull'altra, collegate tra loro da una sequenza di gradinate, vicoli e piazzette. E mentre si fa' più piccolo ecco che il lago riempie il mio campo visivo, con le montagne che, ricoperte di boschi di cerri e faggi, fanno da scenario e sfondo alla tranquilla vita dei germani reali, delle anatre e delle folaghe.
Per un attimo mi viene da pensare: "in fondo non è poi così diverso dal paradiso terrestre!"

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