Conosciuto come protettore degli innamorati, fu esempio di cristianità ma la sua festa nasconde una antica tradizione pagana.

San Valentino, figlio di una famiglia patrizia, si convertì al cristianesimo e divenne vescovo di Terni nel 197, città che lo celebra oggi come patrono.

Di lui si conosce il suo zelo e il suo spirito caritatevole tanto che venne chiamato a Roma dall’oratore Cratone. Qui, però, l’imperatore Aureliano lo fece catturare e, dopo averlo torturato, lo fece uccidere il 14 febbraio 273.

La Chiesa lo ricorda per i numerosi miracoli, ma la sua fama si è diffusa perché divenne il Santo dell’Amore nonostante questa festa affondi le radici nella lupercalia, festa pagana di buon auspicio per la purificazione della terra e la fecondità.

Nel 496 papa Gelasio I scelse di cristianizzarla rendendo omaggio al martire San Valentino che, secondo la tradizione, fu il primo a suggellare l’unione tra un pagano e una giovane cristiana.

Le origini della celebrazione sono molto contestate, ma si racconta anche di un episodio metafora dell’amore e del matrimonio che ha contraddistinto il suo culto, quando San Valentino incontrò una coppia di fidanzati che litigavano e andandogli incontro gli regalò una rosa dicendo loro di stringerla insieme facendo però attenzione alle spine.

Auguri di buon onomastico a tutti i nostri lettori che portano questo nome che proviene dal cognomen  latino Valentinus ma significa anche “forte” o “vigoroso”.

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