LANCIANO – “Quando è arrivata la telefonata dal Miur non potevo crederci, anzi pensavo fosse uno scherzo e ho chiuso velocemente il telefono”, con queste parole l'Insegnante Anna Rita Di Paolo ci racconta come, tra qualche incomprensione, ha saputo di essere tra i 50 finalisti, su tutto il territorio nazionale, che si contendono l’Italian Teacher Prize.
È il Premio Nazionale Insegnanti, il Nobel dei docenti, istituito dal Ministero per celebrare gli insegnanti che sono di esempio nel loro lavoro e per gli studenti, valorizzando il loro ruolo all’interno della società perché ispiratori di buone pratiche a partire dall’istruzione e dall’educazione. Un modo per raccontare esempi virtuosi del mondo della scuola, e con la possibilità di aggiudicarsi un premio di 50 mila euro, per il vincitore assoluto, e 30 mila euro per gli altri finalisti, somma però destinata esclusivamente ad un progetto per la scuola in cui insegnano.
Una grande sorpresa, con grande incredulità, perché la docente Di Paolo non sapeva neanche di essere stata candidata, sono stati i suoi alunni e i genitori a fare il nome, credendo nel suo lavoro, quello che svolge nella scuola dell’Ospedale Renzetti di Lanciano, sempre diverso perché “ogni giorno è un giorno nuovo”.
Un riconoscimento inaspettato, infatti ci racconta come tra una serie di equivoci ha continuato a pensare fosse solo uno scherzo, ma che ha realizzato solo dopo diverse mail e telefonate ufficiali proprio dal Ministero. Già 35 anni di insegnamento, anche nell’istituto comprensivo Umberto I, con lauree e Master ottenute durante il servizio ma con la decisione, da 5 anni, di svolgere il suo compito in ospedale, dove non è tutto così semplice e molto differente dalla scuola tradizionale.
Oltre all’immensa gioia, come ci spiega la professoressa, la vittoria e quindi il premio potrebbe essere un’occasione per introdurre tecnologie innovative così da permettere qualsiasi collegamento telematico tra gli alunni in ospedale e la classe nell’istituto scolastico, un modo più semplice anche per essere in pari con le attività didattiche.
“In altri tempi i ragazzi avrebbero perso l’anno – ci racconta – e invece così possono essere sempre al passo con gli insegnamenti, senza perdere giorni perché quelli in ospedale non sono considerati nelle assenze”.
I ragazzi costretti anche a periodi lunghi di convalescenza possono continuare a studiare ed imparare e, nel caso in cui dovessero essere impossibilitati a seguire le lezioni una volta fuori dal reparto, è la professoressa Di Paolo ad occuparsi della loro istruzione a domicilio: “Non ci sono programmi, scadenze, verifiche programmate, è per tutti gli alunni da 3 a 18 anni, un giorno un ragazzo ha bisogno di fare latino, un altro inglese, oppure le equazioni di matematica, ma ogni giorno si comincia da capo”.
Tra 11 mila insegnanti, certo è che questa nomination racconta anche di un piccolo mondo all’interno dell’ospedale, dove anche l’insegnamento e la possibilità di studiare serve a dare uno stimolo per la guarigione.
Adesso incrociando le dita si attendono i risultati mentre il Ministero continua a valutare i finalisti, per il vincitore anche la possibilità di concorrere per il premio mondiale Global Teacher Prize.