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"Per poter fotografare, ho vissuto una settimana da pellegrino"

Il racconto di Roberto Colacioppo del suo viaggio in treno bianco a Lourdes tra malattie, fede, un nubifragio e tanti sorrisi che insegnano a vivere.

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Un viaggio nato dall’unione del FIOF, Fondo Internazionale per la Fotografia e l’Unitalsi, per fermare nel tempo e nella memoria, con il lavoro di 7 fotografi, 2 videomaker ed un giornalista, tutti quei visi che con speranza e grande fede vanno verso Lourdes, con il treno bianco, e coglierne non la tristezza o la disperazione, ma “i colori della vita”.

E a sentire Roberto Colacioppo, affermato fotografo lancianese e presidente FIOF per l’Abruzzo, non è stato poi così difficile, nonostante tutte le avversità.

“Nel viaggio di ritorno siamo stati in treno 60 ore, bloccati per una notte intera nella stazione di Marsiglia (a causa del violento nubifragio che ha colpito la Costa Azzurra ndr) ma quei colori della vita non sono mai mancati” è quanto ci ha raccontato Roberto. Una situazione del tutto inaspettata e che poteva creare panico e nervosismi, in modo assurdo, è riuscita solo a mostrare ancora di più sorrisi e sguardi pieni di serenità. “Siamo arrivati a Pescara con più di 24 ore di ritardo - ha commentato Colacioppo - ma in fondo, nonostante le situazioni di disagio, abbiamo pensato che fosse meglio così. Meglio tornare con un giorno più tardi e non trovarsi nel nubifragio a causa della fretta. Forse la Madonna di Lourdes ci ha accompagnato per mano fino al rientro, senza mai lasciarci soli”.

Già, perché la vera esperienza è stata quella che ha preceduto queste 60 ore di treno, a Lourdes, tra i luoghi di Bernadette, tra fede e preghiera. “Pensando al treno bianco ed a Lourdes - ci ha detto il fotografo - di solito si immaginano volti carichi sì di speranza, ma anche di grande disperazione. Beh, non è così”. Il treno che ci ha raccontato Roberto è un treno fatto di 16 vagoni, carichi di malattia, speranza, sorrisi e gioia di vivere. E’ un treno in cui non c’è posto per solitudine e disperazione. “Sembrerà banale dirlo - ci ha raccontato Roberto Colacioppo - ma il sorriso è stato il filo conduttore di questo viaggio. E così come in Etiopia (si riferisce alla sua esperienza in Africa con l’associazione Progetto Etiopia onlus, ndr) mi sono sentito davvero piccolo di fronte alla serenità di vivere di chi avrebbe tutti i motivi per urlare contro il cielo ed invece guarda al mondo con occhi gioiosi”.

Anche Lourdes, dai racconti di Roberto, non è un luogo grigio, fatto di malattie ed angoscia ma un posto in cui si respira “un clima bellissimo”.

“Per vivere il senso di Lourdes - ha sottolineato il fotografo frentano - non ci si può andare da turista, ma bisogna vivere il posto e ciò che rappresenta appieno. E per riuscire a fotografare, e capire chi stavo fotografando - ha proseguito Colacioppo - ho vissuto una settimana da pellegrino. Perché la fotografia è la mia passione, ma se manca il fattore umano, mancano anche le fotografie”.
E così nella sua settimana di permanenza a Lourdes, all’occorenza, è stato un po’ pellegrino, un po’ volontario, sempre circondato da questo clima magico e senza mai dimenticare la macchina fotografica come strumento di racconto.

“Sono queste le esperienze che ti fanno capire davvero il senso di vita, dolore, gioia, speranza e sorrisi - ha detto infine Colacioppo - è stata dura, lo ammetto, ma auguro a tutti di vivere ciò che ho vissuto io”.

Ed il reportage del FIOF sarà racchiuso in un libro che, tra poco più di un mese, verrà consegnato a Papa Francesco ed al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per poi arrivare nelle librerie nel marzo prossimo.

“Se farò qualcosa con le mie foto a Lanciano? Credo proprio di sì - ha concluso Roberto Colacioppo - il tempo di mettere ordine tra scatti e pensieri e cercherò di condividere, attraverso di loro, questa bellissima esperienza”.

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