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Il 6 ottobre raccontato da Gianni Orecchioni

Il presidente ANPI racconta le celebrazioni di quest'anno e i progetti futuri per ricordare la Resistenza lancianese

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Il 5 e 6 ottobre sono date che annualmente riescono ad evocare tante sensazioni. Il ricordo dei martiri lancianesi che 71 anni fa morirono per difendere la propria città e i propri concittadini è un evento storico che spesso si fonde con la leggenda, soprattutto per i più giovani, soprattutto per chi il racconto di quelle tragiche giornate lo ha letto solo su qualche pagina ingiallita.

Abbiamo incontrato Gianni Orecchioni, presidente dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), che ci ha raccontato il tema delle celebrazioni di quest’anno e gli obiettivi futuri legati alla storia della Resistenza lancianese.

Quest’anno le celebrazioni ricorderanno in particolare i civili, vero?

“Sì, normalmente ricordiamo i protagonisti della rivolta ma non vorremmo che si dimenticasse il coinvolgimento attivo della popolazione, con una generosità generalizzata, al di là delle ideologie, che sono state superate dal senso di appartenenza di una città che stava cadendo sotto la violenza dei tedeschi.
Quest’anno ricordiamo due episodi significativi: il primo si riferisce alle persone che lavoravano nell’ufficio telefonico, che hanno fatto un’opera di sabotaggio riconosciuta e documentata, e che per questo hanno ricevuto il titolo di partigiani pur non combattendo ma compiendo azioni di supporto molto pericolose. E per di più una volta tanto ricordiamo delle donne, con un’immagine diversa della Resistenza, a testimonianza del coinvolgimento ampio della popolazione.
Altro episodio molto legato alla memoria cittadina è quello di Pierino Sammaciccia, ucciso per rappresaglia. Qui gli aspetti storici si intersecano con quelli di religiosità popolare. Sammaciccia venne fucilato nella piazzetta del Malvò e si narra che il sangue lasciato dal suo corpo nel terreno riaffiorava ogni volta che pioveva, un po’ come monito per la guerra, una presenza che tornava, tanto che se ne è scritto anche a livello nazionale.”

Quali sono i progetti futuri legati alla Resistenza lancianese?

“A livello di divulgazione didattica quello che potrebbe essere un canale ulteriore rispetto a quelle che sono le commemorazioni annuali è un vero museo legato alla Resistenza lancianese e più in generale alla guerra lungo la linea Gustav abruzzese. Di materiale ce n’è tantissimo e c’è la possibilità per essere più coinvolti grazie a testimonianze, video e molto altro, per essere assorbiti dai rumori della guerra e dalle immagini della guerra. Meno oggetti e più narrazione, più emozione.

Come ANPI stiamo sviluppando un itinerario turistico nella città “Percorso della memoria”, lo stiamo scrivendo anno per anno attraverso una serie di targhe che stiamo mettendo in ricordo di alcuni dei protagonisti del 6 ottobre e in alcuni dei luoghi emblematici: dal monumento ai martiri lancianesi, teatro di numerosi scontri, fino a luoghi meno conosciuti come la casa del capo della Resistenza Amerigo Di Menno Di Bucchianico, la casa di comandanti militari, la casa di Trentino La Barba. Ricordare non solo le persone ma anche i luoghi. Quest’anno scopriremo altre due targhe lungo il percorso, in memoria delle centraliniste e di Pierino Sammaciccia.

Altro obiettivo è un monumento a Trentino La Barba che ha avuto la medaglia d’oro al valor militare per fatti di Resistenza, uno dei pochi in Italia tra l’altro. Lo abbiamo già ricordato con una targa nei pressi di casa sua, nella zona dei Bastioni, ma ci piacerebbe fare di più."

Lanciano ricopre un ruolo importante nella storia della Seconda Guerra Mondiale. Ma quanto importante?

"La storia lancianese è talmente importante che non dobbiamo pensare solo a Lanciano come ad un fatto isolato ma ad avvenimenti inseriti nel contesto più ampio della guerra e in particolare della linea Gustav. Lanciano è la prima città che ha una ribellione nei confronti dei tedeschi, dopo Napoli, anche se lì le condizioni erano differenti perché le insurrezioni scoppiarono quando i tedeschi stavano già abbandonando la città. A Lanciano la guerra sarebbe durata ancora molto senza l’azione dei partigiani. E poi non a caso in Abruzzo nasce la Brigata Maiella, primo esempio organizzato di Resistenza. Senza dimenticare che l’Abruzzo era la regione con il maggior numero di campi di concentramento. E che tanti oppositori politici di calibro elevatissimo arrivarono qui. Lanciano è l’unica città medaglia d’oro per la Resistenza sulla linea Gustav.
Tante peculiarità, tanti documenti, tante testimonianze, sono passati ormai più di 70 anni ed è stato fatto ancora troppo poco per ricordare questi eventi."

Da insegnante, come si fa a spiegare ai ragazzi ciò che spinse i partigiani alla rivolta?

"In altre zone del mondo viviamo queste situazioni di guerra . Le condizioni sociali e politiche del tempo erano ben altre e quindi il clima era molto teso, ma a Lanciano la situazione precipitò quando ci furono le prime razzie ai danni della popolazione. Inizialmente l’intenzione era quella di fare azioni di difesa e di sabotaggio, ma poi complici l’emozione, le armi e gli eventi si arrivò alla rivolta. Ci sono quindi aspetti legati all'orgoglio cittadino ma anche alla consapevolezza."

Conoscere realmente ciò che accadde è un modo per non incorrere in facili demonizzazioni di ideologie o di popoli?

"Sì, bisogna sempre ricordare che alla fine ognuno risponde per sé. Tra l’altro in questo periodo è in atto una mappatura nazionale dei luoghi dove ci sono stati i crimini di guerra nazista, tra i casi lancianesi 3 casi Trentino La Barba, Vincenzo Bianco e Giovanni Calabrò. Cosa interessante è che questa ricerca è finanziata dal governo tedesco, un contributo importante che testimonia come non si debbano accusare interi popoli a causa di scelte scellerate di chi ha condotto le guerre."

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