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San Marco, i dipendenti in sciopero

Fino a giovedì braccia incrociate per protestare contro i ritardi nel pagamento degli stipendi. Chieste certezze sul futuro dell'azienda

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LANCIANO. Sciopero dei 250 lavoratori della San Marco e Sogeco ieri per protestare contro il mancato pagamento dello stipendio di febbraio. L'astensione prosegue anche oggi, domani e giovedì, per due ore al giorno. L'azienda, con stabilimenti a Lanciano (nella foto) e Atessa, è leader in Italia nella produzione di guard rail e nell'allestimento di mezzi militari. Ma da due anni attraversa una difficile crisi finaziaria dovuta alla mancanza di liquidità, a fronte tuttavia di una notevole mole di ordinativi sul mercato. I dipendenti hanno incrociato le braccia e si sono riuniti in assemblea permanente in fabbrica di fronte all'ennesimo ritardo nell'erogazione della paga. Nel pomeriggio Fim, Fiom e Uilm sono tornati ad incontrare la direzione della San Marco. I vertici societari hanno promesso che le somme versate da uno dei clienti per il pagamento degli ordinativi verranno girate per gli stipendi alle maestranze. Nella riunione si è discusso anche della trattativa che la proprietà, facente capo alla famiglia Sideri, ha in corso per la vendita della società. Giovedì ci sarà un incontro a Torino con l'acquirente per cercare di definire la cessione, dopo che si è inseguito senza esito l'appoggio delle banche al piano di rientro dal debito. Si tratterebbe di un gruppo torinese che già opera in Val di Sangro. Dopo l'incontro, i sindacati e i lavoratori hanno deciso che da oggi e fino a dopodomani sciopereranno per due ore con contestuale assemblea di fabbrica. Se entro venerdì non avranno ricevuto gli stipendi e non ci saranno garanzie sulla sorte dell'azienda, si deciderà per altre forme di lotta. «Stiamo monitorando la situazione. Abbiamo esigenze di certezze sia per gli arretrati che per il futuro dei lavoratori della San Marco», afferma Davide Labrozzi (Fiom-Cgil). «Al di là della trattativa e di quel che sta accadendo, i lavoratori vogliono solo mantenere il loro posto e essere pagati per la loro attività», aggiunge Nicola Manzi (Uilm). «È prioritario salvaguardare salario e occupazione», commenta Primiano Biscotti (Fim-Cisl).
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