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Bomba: l'impianto di estraziazione del gas contestato dai cittadini

Acceso dibattito con i responsabili e progettisti della centrale

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Doveva essere un incontro per spiegare il progetto della centrale di estrazione del gas ai piedi di Monte Pallano e nei pressi del lago artificiale di Bomba e invece i rappresentanti della multinazionale americana Forest hanno incassato un secco e deciso no dalla popolazione. “Non siamo affatto d’accordo sulle dichiarazioni rilasciate dal Dott. Mazzenga, general manager di Forest Italia – si legge in una nota del comitato dei cittadini “Gestione partecipata del territorio” - quando descrive l’assemblea pubblica dello scorso 5 giugno a Bomba come un’occasione mancata e uno scontro incivile”. “I dirigenti italiani e statunitensi della Forest sono stati aspramente contestati quando volevano raccontare la grande storia della loro azienda, la loro organizzazione manageriale e le tante belle cose che hanno realizzato in giro per il mondo, con tanto di esaltazione delle sponsorizzazioni fatte sul territorio. I cittadini non hanno voluto ascoltare il loro spot pubblicitario. Dopo l’intervento di una giovane mamma che ha accoratamente chiesto di parlare del progetto di Bomba e dei suoi aspetti controversi si è aperto un confronto chiaro, diretto e civile, durato più di tre ore, in cui sono stati trattati tutti i principali temi tecnici ed economici legati all’iniziativa della società statunitense”. Il dibattito si è dunque trasformato in un confronto serrato con domande puntuali dei cittadini che hanno messo in seria difficoltà i responsabili della Forest. “Da quelle domande sono emerse cose che noi sosteniamo da più di un anno e mezzo – specifica il comitato - lo Studio di Impatto Ambientale presentato alla regione Abruzzo per avallare la l’istanza Forest presenta gravi mancanze e tanti errori. Non è mai stato presentato un certificato analitico ufficiale che attesti la reale composizione del gas presente nel giacimento. In nessuna delle tre fasi principali della prevista raffineria di gas vengono impiegate le migliori tecnologie disponibili (B.A.T.). La resa prevista per l’impianto di abbattimento del pericolosissimo idrogeno solforato è assurda. I calcoli delle emissioni in atmosfera sono sbagliati o volutamente contraffatti. La costruzione di un inceneritore alto 44 metri è necessaria perché la tecnologia prevista non è adeguata. E’ impossibile negare il fenomeno della subsidenza, l’abbassamento verticale della superficie del terreno a seguito dell’estrazione del gas, con tutti i rischi idrogeologici che esso comporta in una zona piena di frane ed a poche centinaia di metri dall’invaso artificiale del lago di Bomba che contiene 64 milioni di metri cubi si acqua”. Non ultima, secondo i bombesi contrati all’impianto, la notizia arrivata proprio dal rappresentante della Shell-Paques, titolare della tecnologia di abbattimento dell’idrogeno solforato con batteri naturali: al mondo esiste un solo impianto che utilizza questa tecnologia per raffinare gas naturale e si trova in mezzo al deserto del Texas. “Solo di fronte a questa ammissione i dirigenti della Forest e tutto lo staff tecnico al seguito sono stati subissati di fischi ed invitati ad andare a costruire il loro impianto negli States, dove tra l’altro il limite di emissione dell’idrogeno solforato è 6mila volte più basso che in Italia” specifica “Gestione partecipata del territorio”. Secondo il comitato il progetto non è mai stato variato dalla Forest nonostante le numerosissime istanze e non è stata apportata nessuna miglioria. “Non è stata un’occasione mancata – conclude il documento - è stata invece una vera e propria lezione storica di partecipazione attiva della gente ad una questione di interesse comune. L’occasione persa è stata quella dei rappresentanti della Regione che ancora una volta hanno mancato di poter assistere con i loro occhi all’assurdità di questo progetto”.
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