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«Diario di un giovane in cerca di futuro»

Riflessione di Nicola Tamburrino (sottoilcielo)

redazione
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Premessa

Lanciano è una città che spesso si interroga sul suo futuro. I dati dicono che i giovani se ne vanno, che le opportunità non bastano, che il centro perde vitalità. Ma dietro i numeri ci sono storie, giornate, pensieri.
Questo racconto non parla di una persona reale, ma di un giovane ipotetico che rappresenta tanti. Un ragazzo che cammina tra le strade della sua città, e che ogni giorno si trova davanti alla stessa domanda: restare o partire?

Mattina: tra libri e pensieri

Si chiama Marco, ha diciannove anni e frequenta l’ultimo anno delle superiori. Oggi si è svegliato presto, nonostante non avesse voglia. La città, vista dalla finestra, è ancora addormentata: qualche macchina che corre verso la zona industriale, il bar che alza la serranda, i primi autobus che arrancano lungo il corso.

Mentre si veste, Marco pensa già a due cose: la scuola e il dopo. La scuola è lì, a portata di passo; il dopo, invece, sembra lontano come un orizzonte che non arriva mai.

Il suono della campanella lo riporta alla realtà. In classe si parla di storia, di matematica, di futuro. Ma quando i professori chiedono “e voi, che progetti avete?”, la risposta più sincera sarebbe un grande silenzio.

Molti compagni hanno già deciso: università a Bologna, a Milano, qualcuno perfino a Berlino. Altri sognano un lavoro qui, ma non sanno da dove cominciare. Marco, invece, è diviso: ama la sua città, i vicoli stretti, il ponte Diocleziano che sembra una porta sul passato, le Feste di Settembre che illuminano le notti. Eppure sa che per crescere forse dovrà andarsene.

Pomeriggio: la piazza e il mercato

Dopo la scuola, Marco scende in centro. Corso Trento e Trieste è bello, luminoso, ma tante vetrine sono spente. Fa un giro al mercato coperto: qui almeno la vita si sente ancora. Le voci dei venditori, i profumi del pane, il vociare delle signore che scelgono la frutta.

Lo colpisce come il mercato sia pieno di energia, mentre fuori tante serrande restano abbassate. “Possibile che qui ci sia più futuro che in tutto il resto della città?” pensa, assaggiando un pezzo di pecorino offerto da un banco.

Si siede poi su una panchina, osservando i passanti. Si accorge che i ragazzi come lui, in giro, sono pochi. E la domanda torna: dove sono andati tutti?

Sera: sogni e paure

La sera porta con sé una calma diversa. Marco si ritrova con un paio di amici. Parlano di calcio, di musica, di ragazze, ma poi la conversazione cade sempre lì: restare o partire. Uno vuole iscriversi a Ingegneria a Roma, l’altro sogna un corso di cucina a Firenze.

Marco ascolta. Sorride. Ma dentro di sé sente un vuoto: “E io, che farò?”

Tornando a casa, passa di nuovo per il corso. Le luci gialle dei lampioni illuminano i portici. Gli sembra una cartolina bella e malinconica allo stesso tempo. E si chiede se un giorno, da lontano, guarderà a questa stessa strada come a un ricordo dolce e amaro.

Conclusione: un desiderio

Prima di dormire, Marco prende un quaderno e scrive poche righe:
“Vorrei non dover scegliere tra il futuro e la mia città. Vorrei che Lanciano fosse un posto dove costruire, non solo da cui partire. Vorrei non dover sognare altrove.”

Chiude il quaderno e spegne la luce. Fuori, Lanciano dorme. E con lei, i sogni di tanti giovani che ogni giorno si svegliano con la stessa domanda: andare o restare?

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