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Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa

Le tante “mafie” del giornalismo. L’International Press Institute di Vienna dichiara 43 giornalisti morti dall’inizio del 2012, Reporter senza frontiere annuncia un protagonista dell’informazione ucciso ogni 5 giorni.

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Lanciano – Si celebra ogni anno il 3 maggio, dal 1991, la Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa indetta dall’UNESCO allo scopo di diffondere i principi fondamentali della libertà di informazione, difendere l’indipendenza dei media e rendere omaggio ai giornalisti che sono morti nell’esercizio della loro professione. Il tema proposto quest’anno è “Voci Nuove: la libertà dei media aiuta a trasformare le società”.

 

 

In occasione di questa giornata, dedicata in Italia anche al ricordo dei giornalisti assassinati dalla criminalità e dal terrorismo, il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha dichiarato: "Non si uccide chi ama questo mestiere soltanto togliendogli la vita. Certo, quella è cosa estrema, irreversibile, crudele anche per chi resta (mogli, figli, fratelli, sorelle, amici e colleghi) e si pone tante domande mentre per decenni attende una giustizia che non arriva.

 

Ma oggi, tra le tante "mafie", ce n'è un'altra che non raramente gode delle provvidenze dello Stato. È composta da quanti, senza fare ingenerosi mucchi, tra gli editori sfruttano decine di migliaia di giovani di ogni età, compensando il loro lavoro con spiccioli di euro, tenendoli in condizione di bisogno non molto diverse dalla schiavitù, impedendo loro di fatto - con il ricatto del precariato permanente - di tutelare quel diritto alla verità che nostro tramite la Costituzione afferma appartenere ai cittadini. Sono, costoro, ladri di sogni. Non tolgono la vita, ma uccidono le speranze.

 

Le vittime di questa "mafia" non hanno mai neanche il conforto di un ricordo, se non nel cuore dei loro familiari e dei loro amici. Penso a Pier Paolo Faggiano, "suicidato" in Puglia il 21 giugno dello scorso anno perché privato del sogno di una vita normale, senza lussi, schiantato dalla voglia di servire la verità e i cittadini e dalla impossibilità di costruirsi una famiglia con le mancette dei compensi che percepiva per il suo lavoro.
In questa insopportabilmente lunga catena del dolore vanno ricordati anche loro: i testimoni anonimi di quanto questo nostro mestiere sia complesso e di quanto in questo nostro amato Paese sia difficile garantire ai cittadini il diritto alla verità".


Secondo i dati dell’International Press Institute di Vienna i giornalisti uccisi nel 2012 nel mondo sono stati 43, nella maggior parte dei casi si tratta di giornalisti che seguivano per i loro giornali scontri locali (local conflicts), casi di corruzione o altre attività illecite quali gli affari della criminalità organizzata e che dietro queste tragedie ci sono moltissimi giornalisti minacciati o intimiditi a causa del loro lavoro e perciò annuncia iniziative per rendere più sicura la loro attività. Un richiamo importante che fa riflettere sul lavoro da fare anche in Italia per ridurre i rischi che i giornalisti corrono per svolgere il lavoro di testimoni della realtà, non solo in aree di guerra ma anche nei Paesi che in guerra non sono.

 

Reporter senza frontiere, invece, denuncia lo sfrenato ritmo di violenze contro i giornalisti e i cybernauti e pubblica dati senza appello: a partire dal primo di gennaio del 2012 un protagonista dell’informazione viene ucciso ogni 5 giorni.

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