LANCIANO - “72 anni fa, qui, proprio qui, oggi non c’era questo silenzio, ma c’era il rumore forte degli spari che hanno per sempre segnato la nostra storia”. Così questa mattina il sindaco Mario Pupillo ha ricordato con commozione ed orgoglio i martiri lancianesi che il 6 ottobre 1943 si ribellarono all’oppressore tedesco rivendicando la propria libertà, dando per essa la propria vita.
Vincenzo Bianco, Giovanni Calabrò, Giuseppe Castiglione, Achille Cuonzo, Adamo Giangiulio, Giuseppe Marsilio, Guido Rosato, Raffaele Stella, le medaglie d'argento Remo Falcone, Nicolino Trozzi, Domenico Solaro e la medaglia d’oro al valor militare Trentino La Barba. I martiri che, anche questa mattina, hanno raccolto gli applausi dei presenti, hanno ancora una volta unito Lanciano, dai bambini dell’asilo ai tanti commossi reduci, in un unico grande sentimento di orgoglio.
“Ciò che caratterizzò la rivolta lancianese - ha commentato il professor Gianni Orecchioni, presidente ANPI sezione di Lanciano - è la coralità e la solidarietà della protesta. E questo ricordo deve aiutarci a custodire la memoria, ad attualizzarla e a perseguire i valori della pace. Perciò che è accaduto - ha proseguito Orecchioni - riguarda ognuno di noi. Ricordare i nostri eroi come Trentino La Barba non è un fatto di famiglia, ma di tutta la nostra città”.
Stesso pensiero per il prefetto Antonio Corona che ha sottolineato l’importanza della difesa della democrazia. “Non diamo per scontato che ci sia la pace, perché non è così - è il suo commento - la democrazia va sempre tutelata”.
E a tracciare un ipotetico filo conduttore tra i ragazzi di allora che lottarono per un futuro migliore e i giovani migranti che giungono in Italia alla ricerca di pace, i ragazzi di Zona 22 che sono arrivati in piazza Martiri Lancianesi, scalzi, trasportando sulle spalle una grande barca, al grido di “siamo tutti clandestini”.
A concludere la mattinata, la musica ed i canti degli alunni della scuola media Mazzini e della scuola elementari degli Eroi Ottobrini, circondati dalle bandierine tricolori sventolanti, portate con orgoglio dai bambini della scuola materna Maria Vittoria. Perché la memoria è un fatto collettivo che va tutelata fin dalla più tenera età per non dimenticare perché oggi abbiamo la possibilità di vivere in (relativa) pace.