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Fossacesia, scendono in piazza i "no parco"

Agricoltori, cacciatori e sindaci insieme per contestare l'istituzione del Parco nazionale della Costa teatina

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FOSSACESIA. Hanno sfilato ieri in una piazza Fantini gremita e un po' stupita da tanto clamore le ragioni del no nei confronti del Parco della Costa teatina. Alcune centinaia (300 per le forze dell'ordine, 600 per gli organizzatori ndc) i manifestanti, tra agricoltori, cacciatori, proprietari terrieri, pescatori e semplici contrari. La piazza non è stata scelta a caso essendo Fossacesia il comune capofila tra i promotori del Parco e l'unico a muoversi per tracciare i perimetri dell'area destinata a parco nazionale prima che, il prossimo 30 settembre, intervenga un commissario governativo a definire i confini. Intanto va di scena il "No parco". Un centinaio di trattori ha intasato via Marina per poi far confluire i manifestanti in piazza per gli interventi. Sul palco anche tre sindaci apertamente contrari al progetto. Sono Gianni Di Rito (Udc), sindaco di Rocca San Giovanni, Luigi Comini e Rocco Catenaro (lista civica di centrodestra), amministratori di San Vito e Mimmo Budano (lista civica di centrodestra), sindaco di Villalfonsina. Il Parco non piace. Non se ne sente la necessità. Non ci sarebbbero biodiversità da salvaguardare e non esisterebbero studi preliminari alla legge nazionale del 2001 che invece sancisce la nascita del Parco. I vincoli, poi, sono una delle maggiori contestazioni portate ad esempio. "Più vincoli significa più difficoltà per gli agricoltori e più costi - commenta Alessandro Mancini, organizzatore della manifestazione e agricoltore, frantoiano e vivaista - il Parco della Costa teatina è come la Salerno-Reggio Calabria, un carrozzone: prima è partito come parco marino, e poi è diventato terrestre. Abbiamo già le nostre riserve, e ci battiamo per la realizzazione della Via Verde, è quella il nostro parco". Inviperiti i cacciatori che si vedono scorciare la terra sotto i piedi. Temono nuovi vincoli, multe, divieti. Cacciare sulla costa, dicono, "è l'unica cosa che ci è rimasta dopo tutti i parchi nazionali e le aree protette che ci sono in montagna". E poi c'è il risvolto economico: "Paghiamo 700 euro l'anno per la licenza e i ripopolamenti - racconta uno di loro - vogliamo sparare". Ma, ammettono: "Vogliamo proteggere la natura, i cacciatori amano l'ambiente, per questo partecipano ai ripopolamenti della selvaggina e sono contrari alle speculazioni edilizie selvagge". E poi ci sono i proprietari terrieri. "Se ho un appezzamento di terreno che è edificabile - domanda uno - quando arriva il Parco non potrò più costruire: e a me chi mi risarcisce?". Anche i pescatori temono il parco. "Il mare Adriatico - racconta Orlando Verì, pescatore e traboccante - è diventato un far west. Arrivano barche super attrezzate da tutte le parti, barche come rapidi, coppie volanti (due barche con un'unica rete ndc) o dotate di reti americane saccheggiano il mare, grattano il fondale e uccidono la fauna, per i pescatori del posto non rimane più niente". Per chi vive il mare la soluzione sarebbe mettere più divieti e istituire una riserva. In più, anche i pescatori subacquei o della domenica dovrebbero pagare una licenza, come i cacciatori. E i vongolai dovrebbero tornare alle origini, a battere le roccie con mazze di legno e non far esplodere microcariche. Inanto il palco si fa bollente. Luigi Comini, assessore all'ambiente di San Vito, racconta di aver ricevuto minacce via mail e via facebook. "Siamo una minoranza per la stampa e l'opinione pubblica - sentenzia Gianni Di Rito, primo cittadino di Rocca San Giovanni - ma ci batteremo fino alla morte affinchè il Parco della costa teatina non nasca". Il timore delle fasce tricolore è che l'ente parco possa decidere per loro. "Dov'è la sovranità popolare? - rincara Di Rito - dalla nostra parte abbiamo i cittadini che ci hanno votato e che ci dicono che non vogliono il Parco". Quanto all'ambiente e all'argine naturale contro il petrolio i "No parco" non hanno dubbi. "La faccenda del petrolio è una strumentalizzazione - dicono - quando ci si è battuti contro il Centro Oli il parco non c'era". Ai "No parco" bastano quindi i vincoli esistenti: riserve, aree sic e piani regolatori. Non convince il vantaggio che si avrebbe nel vendere prodotti agricoli provenienti da un parco nazionale: "Conosco persone che vendono frutta ai limiti del Parco del Gargano - continua Mancini - e il prezzo è sempre lo stesso". Paura di non poter usare più i diserbanti? "Non è quello - replica - a noi i diserbanti costano, ma è la gente che richiede prodotti perfetti e senza macchie o ammaccature". "Non siamo dei devastatori - sottolinea l'assessore di San Vito Comini - i nostri comuni hanno conquistato vele verdi e bandiere blu. Siamo contrari alla istituzione Parco, non all'ambiente". Quello di Fossacesia, promettono i sindaci, è solo il primo di tanti incontri che si faranno contro l'istituzione del Parco. Un'occasione di confronto arriva il prossimo 8 luglio alle 18 nel corso della manifestazione Calalenta. Interverrà il senatore Pd Giovanni Legnini firmatario dell'emendamento al decreto "mille proroghe" per la presentazione da parte dei sindaci degli 8 comuni coinvolti nel Parco di una perimetrazione entro il 30 settembre.
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