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Nel giorno della memoria, l'arcigay Chieti ricorda lo sterminio dimenticato degli omosessuali

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Come noto, in Italia, la Giornata della Memoria è stata istituita dai due articoli della legge 211 del 20 luglio 2000 "Istituzione del "Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”, che recitano:

"La repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwits, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati."

"In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere."

Ed a questo proposito, s'inserisce l'arcigay di Chieti che ricorda come, in questa legge, manchi qualcosa.
"Tra le migliaia e migliaia di deportati c'erano anche disabili, rom, Testimoni di Geova, omosessuali - si legge in una nota - e purtroppo veramente in pochi citano queste altre categorie quando si parla di deportazioni e campi di sterminio, per questo si parla di stermini dimenticati".

"Pochi si ricordano che soltanto dopo un mese dall'ascesa di Hitler al potere egli proibì tutti i periodici della comunità omosessuale e dichiarò fuorilegge tutte le organizzazioni omosessuali.
 Nel 1935 (un anno prima della promulgazione delle leggi discriminatorie contro gli ebrei) il governo varò leggi punitive nei confronti degli omosessuali. - si continua a leggere nella nota dell'arcigay - Tra il 1933 ed il 1945 furono processate circa 60.000 persone per la violazione di detta legge, e di questi 10.000 vennero internati nei campi di concentramento e gli altri condannati a pene detentive.
 Le porte dei campi di concentramento si aprirono per gli omosessuali nel 1933 con i primi internamenti a Fuhlsbuttel.
 In un primo momento gli internati per omosessualità erano costretti ad indossare un bracciale giallo; successivamente venne adottato il triangolo rosa cucito all'altezza del petto. 
Anche loro furono sottoposti a vari crudeli ed inutili “esperimenti medici”. 
Gli omosessuali morti nei campi di concentramento tra il 1933 e il 1945 furono circa 7.000, molti dei quali a causa del maggiore tasso di suicidi riscontrato rispetto agli altri deportati".

Ed è nel riportare questi numeri che i membri dell'arcigay di Chieti si riallacciano, nel ricordo dello sterminio nazista, ai giorni nostri. La situazione mondiale nei confronti dell'omosessualità non è delle più confortanti. Sono ancora tanti, infatti, quei paesi dove l'omosessualità comporta l'arresto e in tanti casi, è addirittura prevista la pena di morte.

A questo proposito l'arcigay Chieti "Sylvia Rivera" si unisca al ricordo delle vittime delle persecuzioni del passato e intende porre l'attenzione sulla situazione attuale, che alla luce di quanto accaduto 70/80 anni fa, purtroppo, in certi casi, non sembra affatto cambiata.


 

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