FOSSACESIA. La Ceam, conferenza episcopale abruzzese e molisana, scende in campo a favore del Parco della Costa teatina. Una scelta meditata, appassionata e convinta che ancora una volta vede la Chiesa al fianco delle battaglie ambientaliste. Protagonista di un accorato appello alle istituzioni per il completamento, il prima possibile, dell'istituzione del Parco nazionale è don Carmine Miccoli, coordinatore regionale dell'ufficio di pastorale sociale della conferenza episcopale abruzzese e molisana.
"L'Abruzzo sta vivendo da anni situazioni politiche ed economiche minacciose e terribili che hanno profondamente ferito una terra e un popolo "forte e gentile" - scrive don Miccoli in una nota - oggi oltre il 50% dell'intero territorio abruzzese è interessato da richieste di concessioni e progetti di trivellazione e trasformazione degli idrocarburi. Diventa quindi sempre più urgente che chiunque abbia a cuore il bene comune intervenga e faccia sentire forte il proprio grido contro questa minaccia".
Per l'esponente della Ceam l'istituzione del Parco rappresenta "uno dei pochissimi argini verso le gravi situazioni di devastazione ambientale di cui è oggetto l'Abruzzo". "Il Parco della Costa teatina - continua don Miccoli - al contrario di quanto viene strumentalmente affermato da soggetti propugnatori di una visione distorta della realtà , non rappresenterà minimamente la morte dell'agricoltura, al contrario, esso significherà un'importantissima occasione di rilancio dei prodotti agricoli e del tessuto economico sociale".
La Ceam già in passato è stata protagonista di scelte precise in campo ambientale. Nel 2008 i vescovi espressero preoccupazione riguardo la creazione del Centro Oli di Ortona nel loro messaggio "per la Giornata per la Salvaguardia del Creato". Anche l'arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, si scagliò contro la cementificazione selvaggia e la distruzione di un patrimonio naturale "di bellezza inestimabile". Recentemente è stato inoltre accolto dal ministero dell'Ambiente il ricorso al Tar che blocca le trivellazioni petrolifere in Adriatico della società irlandese Petroceltic. Accanto alle firme di privati, esponenti istituzionali e delle associazioni ambientaliste c'era anche quella della Ceam.