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Mobbing alla SEVEL

Richiesta di rinvio a giudizio per i vertici aziendali.

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Lanciano - E' stata notificata in questi giorni la richiesta di rinvio a giudizio firmata dal P.M. dott. Di Cuonzo per cinque tra dirigenti e dipendenti Sevel di vario livello relativamente a fatti accaduti tra il dicembre del 2008 ed l’aprile 2010 all’interno dello stabilimento Fiat di Atessa.

 

L’udienza preliminare si terrà il prossimo 4 marzo presso il Tribunale di Lanciano nel procedimento penale che vede imputati due legali rappresentanti della Sevel SpA, A.L. e C.M., difesi dall’Avv. Giovannandrea del Foro di Torino, il gestore operativo E.C., il capo UTE A. P. ed il responsabile del personale R.S. difesi dall’Avv. Sandro Mammarella d’ufficio.

 

I reati contestati dalla Procura della Repubblica di Lanciano vanno dai maltrattamenti alle lesioni personali gravi - reati che prevedono pene rilevanti - compiuti nei confronti di una dipendente, P.L. le sue iniziali, operaia nello stabilimento Fiat di Atessa, assistita dall’Avv. Pietro Cotellessa di Lanciano.

 
La donna, secondo l’accusa, sarebbe stata sottoposta ad una serie abituale e volontaria di atti di vessazione fisica e morale attraverso comportamenti umilianti e lesivi della sua dignità personale. In particolare alla donna non sarebbero state consegnate specifiche scarpe antifortunistiche a suola morbida, necessarie per la sua patologia, costringendola così a non potere accedere alle normali attività produttive e facendola rimanere in un box di pochi metri quadrati, all’interno dello stesso stabilimento, per diversi mesi, senza poter lavorare o comunque assegnandole mansioni penalizzanti.


L’isolamento, il demansionamento, le sofferenze fisiche e morali subite dalla donna durante questo lungo periodo le avrebbero provocato lesioni gravi consistite in uno stato ansioso-depressivo cronico dovuto a disadattamento ambientale di tipo lavorativo, patologia da cui non si è più ripresa ed a causa della quale è ancora in cura psicofarmacologica.


L’inchiesta è partita circa due anni fa da una denuncia presentata dall’Avv. Pietro Cotellessa, legale della CISL di Lanciano, sindacato a cui la donna si è rivolta, che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio dei vertici aziendali.

 

In un primo momento il Pubblico Ministero aveva chiesto l’archiviazione del procedimento, respinta dal G.I.P. dott. Canosa a seguito dell’opposizione presentata dal legale della donna. Le ulteriori indagini sollecitate hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura, sulla quale dovrà ora pronunciarsi il Tribunale all’udienza del 4 marzo prossimo.


Certo è che i contorni della vicenda appaiono comunque poco chiari. Resta difficile da capire la giustificazione addotta dalla Sevel, ovvero la mancanza di dispositivi di protezione adeguati per poter permettere l’attività lavorativa alla dipendente, soprattutto se calata nel contesto di recessione attuale con i consistenti tagli al personale avvenuti negli ultimi tempi, considerando anche il fatto che la Sevel ha continuato a retribuire regolarmente la dipendente, per molti mesi, pur non occupandola in una postazione di lavoro.


A seguito delle denunce e delle insistenti richieste, all’operaia sono state poi fornite le nuove scarpe e la stessa è stata assegnata ad una postazione di lavoro che tutt’oggi occupa regolarmente.

 

L’operaia ha presentato, tramite il suo legale, oltre alla denuncia penale, anche un ricorso per risarcimento danni al Giudice del Lavoro del Tribunale di Lanciano, dott.ssa De Nisco, corredato da certificazioni mediche e perizie psichiatriche effettuate da esperti del settore, chiamando a deporre numerosi testimoni. Il processo del lavoro è già iniziato ed in quella sede ha chiesto un risarcimento alla Sevel per i danni subiti per complessivi 150.000,00 euro.

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