SAN VITO. Stasera alle ore 22 nel Teatro Due Pini di San Vito debutta “L’Orto”, il nuovo spettacolo teatrale di Stefano Angelucci Marino tratto dall’opera di John Fante. In scena lo stesso Angelucci Marino e Oscar Strizzi. Lo spettacolo è stato commissionato da Slow Food Abruzzo e Molise e inserito all’interno di “Cala Lenta”, la prestigiosa manifestazione enogastronomica e culturale che si svolgerà a San Vito e sulla Costa dei Trabocchi dall’8 al 10 luglio.
Si tratta di un nuovo racconto teatrale che, tra rimandi ai nodi tematici più significativi dell’opera di John Fante e visioni di un Abruzzo sospeso tra le pratiche e i simboli del mondo tradizionale, tenta di mostrare lo smarrimento della generazione degli under 30 di oggi a partire dal cibo e dal loro rapporto con il cibo. In questo spettacolo teatrale Santo Molise, un giovane abruzzese dei giorni nostri, racconta la sua storia: un giovane operaio in cassa integrazione costretto a tornare a vivere in campagna a casa dei genitori. Lì con il padre, Nicola Molise (bizzoso, testardo, dongiovanni, beone, giocatore incallito, ubriacone, ma grande lavoratore e raffinato contadino), e il fratello Mario si ri-occuperà dell’orto di famiglia: inizierà per loro un’ avventura alla ricerca delle produzioni lente, ricche di tradizione e in armonia con gli ecosistemi,per difendere i saperi lenti, che scompaiono insieme alle culture del cibo.
“L’Orto” è un lavoro teatrale “alimentato” dalla scrittura di John Fante: una comicità trafelata e plateale, l’inquietudine visionaria e ispirata,l’attenzione profonda,eppure mai compiaciuta,al mondo degli ultimi -degli immigrati- e chiaramente la scoppiettante presenza dell’ambiente domestico, cioè etnico, come sempre nei romanzi di Fante descritto nel momento della sua implosione, del suo scardinamento a causa delle forze contrapposte che lo abitano,generazionali e culturali.
Al centro di questa pièce teatrale si erge massiccia, granitica, ingombrante la figura del padre, il vecchio tirannico e orgoglioso primo ortolano d’Abruzzo - così almeno lui crede di essere. Angelucci Marino racconta in questo spettacolo la più dissacrante e commovente elegia alla figura paterna: il contadino Nicola Molise classe 1935, figura emblematica della campagna abruzzese del Novecento,un mondo di uomini di incontenibile e testarda virilità.