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In occasione della settimana della cultura frentana si torna a parlare di Polidoro da Lanciano

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Parlare di un’artista come Polidoro da Lanciano riempie il cuore  d’orgoglio di qualsiasi lancianese, anche non appassionato d’arte, orgoglio misto ad un sentimento di “riscatto “, in senso naturalmente artistico, che la nostra cittadina dovrebbe e soprattutto meriterebbe di avere.
Il comune di Lanciano nel lontano 2004 grazie soprattutto all’impegno di Modestino Romagnoli, promotore ed organizzatore dell’evento, alla sensibilità dell’allora assessore alla cultura Franca Bozzelli, Gabriele Rosato dirigente dell’assessorato alla cultura, la casa editrice Carabba e non ultimo Vincenzo Mancini autore della monografia dell’artista cinquecentesco ridonarono finalmente il giusto merito ad un pittore illustre durante la sua vita ma disgraziatamente disconosciuto in seguito.La riscoperta di Polidoro fu allora una sorta di “Trittico” ( per rimanere in termini artistici). Nonostante infatti il pittore operò soprattutto in ambito veneziano le sue opere sono sparse in tutta Italia e l’iniziativa si è svolse proprio in questo senso attraverso una serie di “ viaggi culturali” che diedero la possibilità a tanti cittadini di visitare tre fra i musei più importanti italiani. Napoli e il suo museo “ Villa Pignatelli” furono protagonisti della prima tappa sulle tracce di Polidoro. In quella occasione furono esposti due tondi dell’artista che si trovavano nel museo “ Capo di Monte”; le due opere in questione sono: “L’olimpo “ e “Il convitto degli Dei”, oli su tela del diametro di 163 cm restaurate con il contributo della Banca Popolare di Lanciano e Sulmona ma soprattutto grazie all’interessamento del Dott. Romagnoli che come egli stesso ci confessò impiegò dieci anni per la realizzazione di quel progetto; “ Il caso vuole che il primo sindaco di Lanciano con il quale parlai della mia iniziativa si chiamava proprio Polidoro!”.
I “musei Capitolini” di Roma sono stati invece la meritata cornice della presentazione dell’opera monografica di Polidoro da Lanciano. Una citazione particolare va senza dubbio fatta a Sergio Guarino direttore della pinacoteca Capitolina il quale prima della presentazione del libro fu splendida nonché illustre guida di un museo che lascia sicuramente senza fiato ( fra l’altro è l’unico al mondo dove i visitatori camminano su di un mosaico romano!) e nel quale fra Tiziano Caravaggio i maestri fiamminghi il Guercino e tanti altri ancora troviamo anche un’opera de nostro Polidoro. L’opera in questione è la “Sacra famiglia con S. Maria e S. Giovannino” quadro citato nel 1624 nell’inventario Pio di Savoia ( la stessa collezione da cui provengono i Caravaggio) e riservato a devozione privata.Osservando l’opera e possibile notare i tratti tipici della scuola veneziana come ad esempio la chiusura dello spazio aperto sulla sinistra e la presenza sulla destra della committente che in questo caso impersona la Maddalena ed è nettamente separata dalla Vergine . In quella occasione Guarino ci ricordava la necessità di ristabilire una verità storica sull’opera di Polidoro con un’elenco anche della opere perdute che attualmente sembrano essere 38 mentre quelle ritrovate anche grazie all’opere di Mancini sono 66.
Il viaggio alla riscoperta di Polidoro si concluse il 29 novembre 2004  a Firenze dove la Prof. ssa Mina Gregori , presidente del comitato scientifico per la valorizzazione delle opere di Polidoro nonché collaboratrice di Mancini diede piena disponibilità ad ospitare presso la fondazione Longhi la presentazione  dell’opera monografica di Polidoro.
E’ interessante ricordare infine che Polidoro andò via da Lanciano per sfuggire alla peste e quando arrivò a Venezia godeva già di una notevole fama in quanto esponente della così detta “Cultura Adriatica” e non è esatto dire che fu allievo di Tiziano in quanto già ricercato da facoltosi committenti.
La monografia di Mancini tratteggia la figura di un’artista fortemente attaccato alla propria terra , ma è soprattutto un’opera che ha lo scopo di ridefinire un pittore, ( fino al 93 si avevano ancora dubbi su come chiamarlo)  di colmare il vuoto che Polidoro ha lasciato dalla sua morte fino all’800 e in prima analisi di come si siano sparse le sue opere con la speranza che un giorno anche Lanciano possa possedere e mostrare a tutti le meraviglie pittoriche di un così suo illustre figlio.

Si è tornato a parlare del "patrimonio POLIDORO"  domenica scorsa nel corso di un incontro "Polidoro da Lanciano" in preparazione delle celebrazioni per il V centanario dalla nascita . Presenti Angelisa Bianco, Franco Fanci, Aldo La Morgia, Modestino Romagnoli ed il vice Sindaco Pino Valente.

                                                        

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