Da Lanciano all'appstore: il nuovo game di Marco Rapino

Formazione, lavoro, passione e umiltà per scongiurare la crisi

Beatrice Sirolli
18/02/2015
Curiosità e varie
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E’ di Lanciano la Chestnut Games, società fondata nel 2012 da Marco Rapino, sviluppatore di videogames, programmatore e gestore, e da Sandro Mendozzi, esperto di design e grafica.
E per il 19 febbraio è prevista, su appstore e google play l’uscita del suo nuovo gioco Memhurry.
Una realtà unica nel suo genere, per l’intero territorio, un vero e proprio vanto, per tutti noi.

Passione e creatività in Marco, che riesce a realizzare quello che i più si limitano solo a sognare, lo hanno portato fino a qui.

Dopo la laurea in informatica conseguita in Italia, tra le varie proposte ricevute, decide di accettare quella in Finlandia, luogo sempre amato e sognato di raggiungere.
Inizia come programmatore in un centro di ricerca, ma non lo ritiene abbastanza stimolante. Il lavoro è di settore e statico, così si guarda intorno alla ricerca di qualcosa di diverso e scopre casualmente che la Rovio Entertainement cerca un programmatore, manda il suo curriculum e al secondo tentativo viene invitato a colloquio e conseguentemente assunto come responsabile e programmatore. Un ruolo che gli permette di seguire il progetto in tutte le sue fasi. Un lavoro molto interessante e creativo, ed è da qui che prende il via il suo successo e completa la sua formazione professionale, realizzando appieno il suo sogno e la sua passione.

Dopo qualche anno trascorso all’estero, poco meno di trent’anni, varie proposte professionalmente gratificanti, e con lo sguardo rivolto sempre verso le sue radici, decide che è ora di tornare e tentare il suo “lancio". Nasce così la Chestnut Games, il game studio indipendente fondato proprio da lui.
Le radici e l’attaccamento al suo territorio lo riportano da dove è partito. "Quando cammino per le strade di Lanciano trovo carica ed ispirazione - ci ha detto Rapino -  mi rigenera, mi entusiasma, mi spinge a fare, e sono felice. Sono le mie radici, il mio territorio i promotori del mio fare”. E non solo il suo. Marco, infatti, nella sua società ha coinvolto e intrattiene collaborazioni con altri ragazzi locali sia per le musiche che per la grafica.
Non rinnega l’importanza che hanno avuto per l’arricchimento delle sue conoscenze e della sua formazione gli anni all’estero, ma è al suo territorio che è legato, ed è questo che vuole contribuire a far crescere.

La passione è quindi stata la molla propulsiva che lo ha portato a fare le sue esperienze, ed è questo che consiglia ai giovani, di uscire per imparare, per apprendere e formarsi nel migliore dei modi, e poi tornare per contribuire ad arricchire e rilanciare il nostro territorio.
E quando gli si chiede se gli Enti locali, con lui, sono stati ostili o favorevoli, risponde molto serenamente “né l’uno né l’altro, sono stati “inutili", perché, a suo dire, rendono le domande per accedere ai fondi talmente complicate e macchinose che i più o non ne vengono a capo o si scoraggiano strada facendo, eppure, dice, “la regione dovrebbe capire che dare i fondi ai giovani ed ai nuovi progetti innovativi non è un favore che fa, ma un beneficio che riceve, perché così facendo la regione e tutto il territorio si rilancia”.

Marco è umiltà e passione. La risposta tutta lancianese alla “fuga dei cervelli”. La Lanciano che ce la fa.

 

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