“Memorie d’acqua. I mulini nella Valle del Sangro-Aventino” di Mimma Colanzi e Antonella Rossetti ed. Menabò.
La pubblicazione, realizzata grazie al sostegno dell'Oasi WWF “Lago di Serranella”, dei Comuni di Altino, Casoli e Sant’Eusanio del Sangro e dell'Istituto Abruzzese Aree Protette, affronta il tema degli antichi mulini ad acqua e guarda ad una parte del territorio abruzzese ancora poco esplorata dal punto di vista delle strutture produttive superstiti.
Lo studio è concentrato sui mulini ancora esistenti lungo i bacini dei fiumi Sangro-Aventino e loro affluenti nei comuni del Patto Territoriale. Il censimento dei mulini ad acqua è corredato da un’importante documentazione storica e archivistica con foto e disegni, relativi studi sulla macchina idraulica, glossari tecnici e indicazioni sulle possibilità del restauro.
“I fiumi sono purtroppo considerati, dalla stragrande maggioranza delle persone come “canali” che portano acqua – si rammarica Andrea Natale, Direttore della Lecceta di Torino di Sangro – e come tali sono trattati o meglio mal-trattati. I fiumi sono ecosistemi complessi e delicati, si evolvono, sono in continua trasformazione e ogni tentativo di contenerli e ridurli in confini precisi, li banalizza e si traduce in una perdita di biodiversità, di ricchezza, di risorse e generatrice di problemi, indotti dall'uomo, che spesso tornano a suo danno non solo economico. La civiltà che ha costruito i mulini – continua Natale – viveva in armonia ed in equilibrio con il fiume, cercava di utilizzarlo e sfruttarlo senza violentarlo. La conoscenza, il recupero e la valorizzazione delle strutture e dell'approccio rispettoso a questi ambienti sono le premesse per migliorare la situazione ambientale e coniugare la tutela e il rispristino degli equilibri ecosistemici con il benessere economico e sociale delle Comunità che vivono si nella Valle e vicino ai Fiumi, ma non vivono più con la Valle e con i Fiumi”.