Santa Lucia riscopre il fascino del canto gregoriano

Lezioni di 20 ore e poi concerto aperto al pubblico sabato alle 21

Teresa Di Rocco
29/06/2011
Attualità
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LANCIANO. Un tuffo indietro nel tempo di oltre mille e trecento anni, una viaggio nel passato per far rivivere una tradizione che racchiude assieme arte e fede, che unisce il canto alle sacre scritture favorendone la meditazione e l'interiorizzazione. E' il canto gregoriano, che, quasi totalmente scomparso dalle funzioni religiose dopo la riforma del Concilio Vaticano II che abolì la messa in latino, torna ad essere protagonista in città, grazie ad un corso organizzato dalla Parrocchia di Santa Lucia, da padre Massimiliano Di Carlo in collaborazione con i maestri don Nicola Bellinazzo e Cristian Gentilini. “L’idea, nata un po’ dalla mia passione verso la musica e un po’ dall’amicizia che mi lega a don Nicola - spiega Padre Massimiliano - è di recuperare un patrimonio liturgico-religioso che appartiene a tutta la Chiesa e che è appunto custodito nei canti gregoriani, perché questo genere di musica è parte integrante della liturgia e permette di meditare sulla parola di Dio". Il corso è in programma da oggi fino a domenica 3 luglio, e prevede venti ore di lezione sulla storia del canto gregoriano, la lettura della notazione neumatica- cioè dei segni posti sopra le parole dei canti che ne indicano il ritmo- e l’interpretazione ritmica. Sono 25 gli iscritti, 8 da fuori regione. Tra gli studenti ci sono anche ragazzi 25enni, segno che il genere ha un fascino che cattura anche i giovani. Ma, l’idea del corso e quella, ancor più ardita di formare all’interno della chiesa di Santa Lucia un coro polifonico che interpreti i brani gregoriani, si inserisce nel dibattito che si è aperto all'interno della Chiesa sulla necessità di un ritorno alle "origini", alle tradizioni anche per le musiche che accompagnano la liturgia. Un ritorno ai canti gregoriani contro la decadenza dei canti moderni, come sostenuto da Papa Benedetto XVI. A schierarsi contro le musiche moderne, che danno sempre più spazio al battito delle mani e alle chitarre, è stato anche il maestro Lanfranco Menga, uno tra i maggiori esperti di canto gregoriano, che le ha definite “un disastro, sia dal punto di vista religioso che musicale. Si è caduti in un'eccessiva volgarizzazione della musica, che non ha tenuto in alcuna considerazione le esigenze della liturgia. Sono canti insulsi, che non aiutano l'elevazione spirituale né accompagnano adeguatamente i vari momenti della Messa”. "Certo, alcuni canti moderni non sono molto adatti alla liturgia - commenta padre Massimiliano sfogliando un antico libro di canti gregoriani - ma ci sono altri brani che sono di buon livello e soprattutto, essendo orecchiabili, si imparano più facilmente e permettono all'assemblea di partecipare alla liturgia".

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