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“Arcade”, la mostra di Fabio di Lizio alla libreria MU

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LANCIANO – Si inaugura sabato 23 aprile alle ore 19.00, a Lanciano, "Arcade", la nuova mostra di Fabio Di Lizio, artista e docente di grafica d'arte e tecniche dell'incisione all'Accademia delle Belle Arti de L'Aquila. Il titolo dell'esposizione, ospitata dalla libreria e studio di design MU, fa riferimento al classico videogioco a gettoni da bar o da sala giochi, che è stato, per breve tempo ma con incredibile potenza, il fulcro del tempo "liberato" di un'epoca e di una cultura e ne ha segnato, nel bene e nel male, l'immaginario.

La mostra presenta un totale di 22 pezzi fra acquerelli, disegni a china e a tecniche miste, sculture in terracotta policroma e legno, oltre a una installazione in carta, una casa per bambini "abitabile" che l'artista ha realizzato intervenendo su un elemento d'arredo della libreria.

Come già il titolo della mostra suggerisce, è nell'ingannevole semplicità seriale dell'arcade che le opere esposte affondano le proprie radici e ragioni esistenziali; dove "l'inganno" risiede proprio nell'essenzialità grafica, la quale nasconde piuttosto impensate complessità strutturali e un impegno creativo lungo e non lieve.

Il pop di Di Lizio lascia trasparire un lavorio intenso, artistico e interiore, che pervade l'apparente semplicità grafica, caricandola di peso specifico. Nelle opere in mostra la ripetizione pop degli elementi grafico-simbolici tesse una vivace trama visiva di immagini e storie insieme veloci, sincopate e drammatiche come una partita di videogame. In questa trama gli acquerelli e le sculture di Di Lizio diventano«condensatori di simboli e significati»[1] che si attivano suggestionati dalla bassa risoluzione dei "ricordiarcade" e che si caricano del compito di raccontare una «semplicità difficile»[2].

Il mondo alla rovescia di Di Lizio è popolato di personaggi stilizzati ma complessi, immersi in un'aria colorata e inquietante da circo. Pupazzi sgangherati ed essenziali, giullari e pagliacci che ridono senza riso, burattini senza fili con tragiche ruote al posto dei piedi, dalle bocche obliterate e dai volti talvolta assenti, sostituiti da fessure che potrebbero essere ferite. I colori e il riso stolido parlano di personaggi che sembrano felici ma che in realtà ridono di riso amaro, sardonico e di circostanza, nel quale l'ironia affila il bisturi dello sberleffo e rende il lieto fine tutt'altro che scontato. 

Molto influenzato dalle favole nere del padrino del surrealism pop Mark Ryden, il lavoro di Di Lizio ­­– che con Ryden condivide il sadismo chirurgico nei confronti dei cliché e il gusto per gli archetipi culturali più disturbanti della contemporaneità – evoca anche altro: dalle metafore sgangherate di Roland Topor alle atmosfere stralunate di Pericoli, mutuando per via la vena ironica e surreale di Fausto Melotti e la visionarietà beffarda e inquietante di Osvaldo Licini.

MU – lo spazio che ospita la mostra – è una libreria indipendente e uno studio di design della comunicazione, dedicato ai segni che l'uomo lascia sulla carta e che ai libri e alle stampe d'autore affianca esposizioni, laboratori e incontri con autori e artisti. Si trova a Lanciano, in corso Bandiera 41 e via V. Veneto 34

Le opere resteranno esposte sino al 7 maggio e saranno visibili dal lunedì al sabato nei seguenti orari: mattina 10.00-13.00; pomeriggio 16.30-20.00.

 


[1] Dal catalogo Quant'è bella Govinezza, Incontrarti 2015, Le proposte del Premio Vasto, a cura di Daniela Madonna.

[2] Idem.

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