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Patu: la start-up della moda sostenibile che guarda all’ambiente e al futuro

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L’abbigliamento ecosostenibile è made in Abruzzo e si chiama Patu. Emanuela e Francesco Picchini sono due dei tre cofondatori della start-up di slow fashion che si è aggiudicata il premio assegnato dall’Hackathon CoopUp Summer Edition, il progetto che Confcooperative Roma ha istituito per supportare i giovani creatori di start-up innovative e sostenibili.

Patu è un neonato brand di maglieria con una filiera di produzione tutta locale. Il suo obiettivo è quello di realizzare capi d’abbigliamento destinati al mercato del consumo consapevole, fatti per essere indossati il più a lungo possibile e anche riciclati. Una recente ricerca McKinsey ha evidenziato un incremento record nella produzione annua di abbigliamento (oltre 100 miliardi di capi), ma allo stesso tempo un aumento della durata del loro utilizzo da parte dei clienti finali.

Patu offre un’ottima risposta alle esigenze di consumatori sempre più attenti alla qualità, alla trasparenza e all’enviromental strategy delle aziende da cui acquistano.

La sostenibilità può così diventare un valore aggiunto per le grandi e piccole imprese del settore, aumentando la fiducia e il coinvolgimento dei consumatori nei confronti del brand.

L’industria del tessile risulta essere la seconda più inquinante al mondo, responsabile dell’emissione del 10% di anidride carbonica globale e dell’immissione negli oceani di oltre 500 mila tonnellate di microfibre. L’urgenza dei temi dell’inquinamento ambientale, del cambiamento climatico e dello spreco delle risorse ha spinto i fondatori di Patu a creare una filiera di produzione territoriale in grado di assolvere a tutto il processo produttivo, dalla tosatura delle pecore del Gran Sasso al confezionamento finale.

Anche le grandi case di moda internazionali si stanno sempre più orientando verso un modus operandi indirizzato all’ecosostenibilità e al controllo delle condizioni di chi lavora all’interno della filiera. Gucci, il brand più ricercato sul web secondo un recente report della piattaforma di shopping online Lyst, che ha analizzato i comportamenti di oltre 5 milioni di consumatori su 12000 siti di eCommerce, sta adottando un approccio sempre più indirizzato all’innovazione sostenibile. Il brand della doppia G ha infatti recentemente lanciato Gucci Equilibrium. Già il nome contiene una vera e propria dichiarazione di intenti: il portale ha lo scopo di informare in merito ai programmi mirati all’ambientalismo e all’impegno umanitario adottati dal brand del lusso. Tra questi Chime for Change, una campagna rivolta alle donne in difficoltà che dal 2013 a oggi ha raccolto oltre 15 milioni di dollari.

Di recente Adidas e Stella McCartney hanno invece lanciato le prime Stan Smith vegane e cruelty free. La stilista inglese e pioniera della moda sostenibile collabora da oltre 13 anni con lo storico marchio del footwear. La scelta dell’ecopelle ha reso innovativo e nuovamente contemporaneo l’inconfondibile design del modello best-seller del marchio tedesco. La nuova versione presenta un inserto blu e bordeaux e tre strisce di stelline, emblema iconico dell’estetica firmata Stella McCartney.

I popolari marchi della moda giovane Oysho e Pull & Bear, infine, hanno aderito a Join Life, un’iniziativa che mira alla trasformazione dei negozi in punti vendita ecoefficienti e alla realizzazione di collezioni sostenibili sia dal punto di vista della tutela ambientale che dell’etica del lavoro. Si stima che il 91% degli store Oysho risparmi circa il 50% di acqua e il 20% di energia, con una notevole riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

La moda, insomma, è sempre più attenta all’ambiente.

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