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Torre di San Giovanni: ai suoi piedi c'è tutta Lanciano

Continua il nostro viaggio tra i luoghi visitabili in occasione delle Giornate di Primavera del FAI

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LANCIANO - Dopo avervi presentato la chiesa di Santa Maria Maggiore, da Civitanova, ci spostiamo nel quartiere di Lancianovecchia per parlavi della Torre di San Giovanni  che, tornata agli antichi splendori da circa un anno, rappresenta il campanile superstite della demolita chiesa di San Giovanni Battista che era una delle sei chiese parrocchiali sorte sul colle Erminio.

Non ci sono notizie certe su quale fosse il suo aspetto originario ma, secondo i “Regesti” dello storico frentano Corrado Marciani, al suo interno si conservava una tela col Salvatore ed un affresco raffigurante Santa Maria di Costantinopoli attribuito al pittore teramano Giacomo Di Campli.
Con molta probabilità, essa, nel 1515, quando venne istituito il Vescovado di Lanciano, aveva senz’altro una sua parrocchia e diverse anime mentre, nel 1796, alla chiesa appartenevano circa 560 fedeli.

Nel 1827, in seguito alla soppressione voluta dall’Arcivescovo Francesco Maria De Luca, essa venne aggregata alla vicina chiesa di Sant’Agostino sopravvivendo fino al novembre del 1943 quando in seguito al violento bombardamento alleato del 22 novembre venne gravemente danneggiata.
Rimase quindi solo la torre campanaria che può essere datata alla seconda metà del XIV secolo ed è simile per fattura alle coevi torri campanarie di San Biagio, Sant’Agostino e San Nicola.

Essa è a pianta quadrata, d’impostazione stilistica lombarda detta poi del tipo “Lancianese” per i caratteristici marcapiani con archetti triangolari su mensole sporgenti in laterizio, frutto della collaborazione tra maestranze locali ed alcune lombarde, in particolar modo comasche, immigrate nella città di Lanciano nel XIII secolo.

La struttura muraria è mista di mattoni e pietrame calcareo con cantonali in blocchi di arenaria squadrati. Durante i lavori di restauro durati due anni (2012-2014) e fortemente voluti dall’associazione culturale “Amici di Lancianovecchia”, all’interno del secondo piano della torre, sono stati rinvenuti svariati reperti ceramici che possono essere considerati ceramiche da mensa, frammenti scartati dalle fornaci e biscotti riutilizzati poi nell'edilizia urbana per scaricare ed alleggerire il peso nell'innalzamento dei diversi piani delle costruzioni. Numerosi sono i frammenti recuperati perlopiù brocche di maiolica arcaica databili tra il XIII e la prima metà del XIV secolo, conservati oggi presso il deposito del Polo Museale Santo Spirito.

Caratteristica principale di queste brocche è il becco a mandorla allungato e fuso con il collo decorato con motivi geometrici stilizzati: una fascia blu circonda l’orlo e il becco della brocca mentre il corpo è decorato con un semiarco e fasce oblique di colore blu e bruno, lo smalto è lucido di colore bianco tendente al beige. Le brocche sono del tutto simili a quelle rinvenute nel convento di San Francesco (sec. XIII) durante i lavori di restauro del Santuario del Miracolo Eucaristico.

Un’altra inaspettata scoperta è stata quella di una casula. Infatti il rinvenimento di questo antico e preziosissimo paramento liturgico è stato del tutto casuale visto che esso si trovava assai bagnato e arrotolato in una delle buche interne alla superficie muraria della torre, probabilmente messo lì nel maldestro tentativo di impedire l’accesso ai piccioni e gli altri uccelli presenti nei dintorni del monumento.
La casula, realizzata in tessuto operato blu con croce a ricamo, misura 163 cm di altezza e 90 di larghezza e presenta al centro dodici figure di Santi, forse Apostoli. Da notare la presenza di alcuni girali vegetali con figure di animali simili a cani e cervi, ed il monogramma in stile arabo con caratteri cufici (forse un monogramma di Allah).

Il suggerimento orientale parrebbe valido anche per la presenza vicino al suddetto monogramma di un uccello, forse identificabile come un Araba Fenice. La datazione della casula, prodotta con molta probabilità dalle prestigiose manifatture lucchesi, può essere fissata con buona certezza alla meta del XIV secolo, il che ne fa senza dubbio il più antico manufatto di questo genere conservato fino ai nostri giorni tra quelli del patrimonio artistico diocesano.

In occasione delle Giornate Fai di Primavera, all’interno della torre sarà allestita una piccola mostra, con le riproduzioni dei quadri di Polidoro da Lanciano, importante artista frentano attivo a Venezia nella prima metà del XVI secolo e di cui ricorre il 5centenario dalla nascita, la cui casa natale si trovava, secondo quanto riporta il suo testamento, proprio nella parrocchia di San Giovanni Battista.

Informazioni per la visita:
Ingresso a contributo libero
I visitatori saranno accolti da gli "Apprendisti Ciceroni" della Scuola Media “G. D’Annunzio” e del Liceo Classico “V. Emanuele” di Lanciano.

Orari:
sabato 21 e domenica 22
mattina: 10:00-13:00
pomeriggio:15:00-18:00

Per ulteriori informazioni:
www.giornatefai.it
 

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