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Detenuti attori per un giorno

Un divertentissimo Match di Improvvisazione Teatrale nella casa circondariale di Lanciano

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LANCIANO - Un cancello, una porta che si chiude sonoramente alle spalle e subito un’altra si apre immediatamente davanti. Poi un corridoio in cui la luce lascia il posto al freddo di alte mura grigie, con tanti occhi curiosi ed un po’ imbarazzati che guardano da dietro le sbarre, fino ad arrivare al “Piccolo teatro Fedele Fenaroli”. E’ questo il percorso che si fa per arrivare nel teatro della Casa Circondariale di Lanciano. E questa mattina, lì, 7 detenuti/attori sono stati i protagonisti di un divertentissimo Match di Improvvisazione Teatrale, a cura di Stefano Angelucci Marino e Rossella Gesini.

Lo spettacolo, a conclusione di un corso durato quasi un anno, si inserisce in quel lavoro di rieducazione e reinserimento che sta alla base della detenzione. Ed a guardare gli occhi felici e soddisfatti dei detenuti, l’esperimento è riuscito.

“Per noi queste attività sono molto importanti - ha affermato la direttrice del penitenziario Lucia Avantaggiato - perché danno la possibilità ai nostri ragazzi di mettersi alla prova, di esprimere la propria creatività e di scoprire cose nuove”.
“Ragazzi emozionati, carichi, lanciati in ogni improvvisazione e pubblico in delirio - è il commento di Angelucci Marino - siamo davvero contenti e soddisfatti. I detenuti/attori sono stati fenomenali, giocare con l'improvvisazione lì dentro, sulla propria condizione poi, facendo ironia, autoironia, non è semplice”.

Uno spettacolo coinvolgente, divertente, in cui a ridere non è stato solo il pubblico, ma anche gli stessi attori, visibilmente contenti ed emozionati per il traguardo raggiunto e per la possibilità, anche se per una sola mattinata, di vivere momenti diversi dal solito e vedere facce nuove.

“E’ importante che voi siate qui - ha detto ancora la Avantaggiato - perché il carcere è parte integrante del territorio, ed è fondamentale che gli “esterni” conoscano questa realtà per davvero e non solo per stereotipi”. Sì, perché lo stereotipo di galeotto tutto muscoli e tatuaggi, a poche ore dal suono del Squilla, si scontra con la realtà di persone normali, con occhi vivi e voglia di una stretta di mano, di approvazione e di un contatto umano che forse è ciò che, dietro le sbarre, manca di più.

 

(Foto di Stefano Angelucci Marino)

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